Violenza sulle donne, il 31,5 % ha subito violenza fisica o sessuale.
Gli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi da partner.
La violenza contro le donne rappresenta un importante problema di sanità pubblica, oltre che una violazione dei diritti umani
La violenza ha effetti negativi a breve e a lungo termine, sulla salute fisica, mentale, sessuale e riproduttiva della vittima. Le conseguenze possono determinare per le donne isolamento, incapacità di lavorare, limitata capacità di prendersi cura di sé stesse e dei propri figli. I bambini che assistono alla violenza all’interno dei nuclei familiari possono soffrire di disturbi emotivi e del comportamento. Gli effetti della violenza di genere si ripercuotono sul benessere dell’intera comunità.
Secondo il rapporto dell’OMS Valutazione globale e regionale della violenza contro le donne: diffusione e conseguenze sulla salute degli abusi sessuali da parte di un partner intimo o da sconosciuti (in lingua inglese), la violenza contro le donne rappresenta “un problema di salute di proporzioni globali enormi”.
A chi rivolgersi
- 112: chiamare il numero di emergenza senza esitare, né rimandare:
- in caso di aggressione fisica o minaccia di aggressione fisica;
- se si è vittima di violenza psicologica;
- se si sta fuggendo con i figli (eviti in questo modo una denuncia per sottrazione di minori);
- se il maltrattante possiede armi.
- Numero antiviolenza e anti stalking 1522 – Il numero di pubblica utilità 1522 è attivo 24 ore su 24 per tutti i giorni dell’anno ed è accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente, sia da rete fissa che mobile, con un’accoglienza disponibile nelle lingue italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo. L’App 1522, disponibile su IOS e Android, consente alle donne di chattare con le operatrici. E’ possibile chattare anche attraverso il sito ufficiale del numero anti violenza e anti stalking 1522
- App YouPol realizzata dalla Polizia di Stato per segnalare episodi di spaccio e bullismo, l’App è stata estesa anche ai reati di violenza che si consumano tra le mura domestiche
- Pronto Soccorso, soprattutto se si ha bisogno di cure mediche immediate e non procrastinabili. Gli operatori sociosanitari del Pronto Soccorso, oltre a fornire le cure necessarie, sapranno indirizzare la persona vittima di violenza verso un percorso di uscita dalla violenza
- Mappa dei consultori in Italia
- Centri antiviolenza sul sito del Dipartimento delle Pari opportunità
- Farmacie, per avere informazioni se non è possibile contattare subito i Centri antiviolenza o i Pronto soccorso
- Telefono Verde AIDS e IST 800 861061 se si è subita violenza sessuale. Personale esperto risponde dal lunedì al venerdì, dalle ore 13.00 alle ore 18.00 sui possibili rischi di contrarre infezioni a trasmissione sessuale a seguito della violenza. Si può accedere anche al sito www.uniticontrolaids.it
- Poliambulatorio dell’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti ed il contrasto delle malattie della Povertà (INMP), dall’8 marzo 2021 è attivo il Servizio Salute e Tutela della Donna, dedicato alla presa in carico delle donne più fragili o comunque bisognose di assistenza sanitaria e psicologica.
La Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne
Il 25 novembre si celebra nel mondo la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, una ricorrenza istituita dall’ Assemblea generale delle Nazioni Unite, che in questa data invita i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica su una delle più devastanti violazioni dei diritti umani.
“Orange the World: End violence against women – Colora il mondo di arancione: Poni fine alla violenza contro le donne – è il tema al centro della campagna 2022 promossa da UN Women, organizzazione delle Nazioni Unite dedicata all’uguaglianza di genere e all’emancipazione delle donne e al centro della campagna UNiTE. Come negli anni precedenti la Giornata Internazionale lancia 16 giorni di attivismo che si concluderanno il 10 dicembre con la Giornata Internazionale dei Diritti Umani.
Infortuni femminili in ambito lavorativo: violenza, aggressione e minaccia
Dati Inail evidenziano che nel quinquennio 2017-2021 tra gli infortuni femminili in occasione di lavoro e riconosciuti positivamente da Inail (al netto dei Covid), la causa «violenza, aggressione e minaccia», che può provenire da persone esterne all’azienda o da colleghi della stessa azienda, rappresenta oltre il 5% dei casi codificati, circa 20.500 infortuni nell’intero quinquennio (poco più di 4.000 l’anno).
Tra le lavoratrici vittime di aggressioni o violenze, quasi il 60% svolge professioni sanitarie e assistenziali, a seguire (ma a distanza) insegnanti e specialisti dell’educazione-formazione, impiegati postali, personale di pulizia e servizi di vigilanza e custodia, ecc. (Fonte: Inail)
I numeri della violenza sulle lavoratrici della sanità e del sociale
In Italia
- il 10% dei lavoratori del settore riportano che al lavoro sono soggetti a violenza e vessazioni da parte di colleghi e superiori (Fonte: Inail “Indagine nazionale sulla salute e sicurezza sul lavoro. Lavoratori e datori di lavoro. INSuLa, 2021”)
- 11.000 i casi di aggressione accertati dall’Inail dal 2015 al 2019 nel nostro Paese: una media di oltre 2 mila casi l’anno con un andamento stabile.
- Il 9% del totale degli infortuni accertati da Inail nel settore sanità e sociale in 5 anni sono casi di aggressione
- Il 72,4% dei casi di aggressione ha riguardato le donne. 7.858 casi per le donne contro i 3.000 per gli uomini
- Le aggressioni alle donne sono avvenute:
- il 24,9% dei casi in ospedali e case di cura
- il 25% nelle strutture di assistenza sociale residenziale
- il 22,4% nell’assistenza sociale non residenziale
- Dei casi accertati, 9 episodi di violenza su 10 provengono da pazienti, familiari o altre persone esterne ai servizi di assistenza. 1 caso su 10 avviene da parte di colleghi.
(Fonte: Inail Andamento degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali – n.10, ottobre, 2020)
In Europa
Le operatrici e gli operatori del settore sanitario e sociale sono tra i più colpiti in Europa da episodi di violenza al lavoro. In particolare:
- Abusi verbali: settore sanitario 20% – media europea di tutti i settori 12% (+ 8%)
- Violenza fisica: settore sanitario 7% – media europea di tutti i settori 2% (+ 5%)
- Attenzioni non richieste e molestie sessuali: settore sanitario 5% – media europea settori 3% (+ 2%)
I numeri della violenza contro le donne: omicidi, violenze fisiche e sessuali
- Nel mondo la violenza contro le donne interessa 1 donna su 3
- In Italia i dati Istat mostrano che il 31,5% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner o ex partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi da partner.
- I dati del Report del Servizio analisi criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale aggiornato al 20novembre2022 evidenzia che:
- nel periodo 1 gennaio – 20 novembre 2022 sono stati registrati 273 omicidi (+2% rispetto allo stesso periodo del 2021), con 104 vittime donne (- 5% rispetto allo stesso periodo del 2021 in cui le donne uccise sono state 109)
- le donne uccise in ambito familiare/affettivo sono state 88 (- 6% rispetto dello stesso periodo del 2021 in cui le vittime sono state 94); di queste, 52 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner (-16% rispetto alle 62 vittime dello stesso periodo del 2021).
- Secondo l’ultima nota Istat sulle vittime di omicidio, nel 2021 sono stati commessi 303 omicidi. In 184 casi le vittime sono uomini e in 119 sono donne (il 39,3% del totale). Le vittime uccise in una relazione di coppia o in famiglia sono 139 (45,9% del totale), 39 uomini e 100 donne.Il 58,8% delle donne è vittima di un partner o ex partner (57,8% nel 2020 e 61,3% nel 2019). Fra i partner assassini nel 77,8% dei casi si tratta del marito, mentre tra gli ex prevalgono ex conviventi ed ex fidanzati. Il 25,2% delle donne è invece vittima di un altro parente, il 5% di un conoscente e il 10,9% di uno sconosciuto.La percentuale di donne uccise nella coppia o in famiglia è più alta tra le 45-54enni (94,7%) e tra le 55- 64enni (91,7%).Tra i moventi degli omicidi, il primo posto è occupato da “lite, futili motivi, rancori personali” (45,9%), valore rilevante per le vittime di entrambi i sessi (47,3% per gli uomini e 43,7% per le donne). Al secondo posto figurano i “motivi passionali” (11,6% degli omicidi), con una netta distinzione per sesso (20,2% per le donne e solo 6,0% per gli uomini).
Accessi in Pronto Soccorso
- Nel triennio 2017-2019, secondo le risultanze dell’analisi condotta dal ministero della Salute e dall’Istat sugli accessi in Pronto soccorso, rilevati dal Sistema informativo per il monitoraggio dell’assistenza in Emergenza-Urgenza (EMUR), per approfondire la conoscenza del fenomeno della violenza di genere, le donne che hanno avuto almeno un accesso in Pronto Soccorso con l’indicazione di diagnosi di violenza sono 16.140 per un numero totale di accessi in Pronto Soccorso con l’indicazione di diagnosi di violenza nell’arco del triennio pari a 19.166 (1,2 accessi pro capite). Le stesse donne nell’arco del triennio hanno effettuato anche altri accessi in Pronto Soccorso con diagnosi diverse da quelle riferibili a violenza: una donna che ha subito violenza nell’arco del triennio torna in media 5/6 volte in Pronto Soccorso. Analizzando i dati per fascia di età, il 57% degli accessi è di donne che hanno tra 18 e 44 anni, il 24,4% hanno tra 45 e 64 anni, le minorenni costituiscono il 14,3% del totale e le donne con più di 64 anni sono il 4,3%.
- Nel 2020 si sono registrati circa 6 milioni di accessi al Pronto Soccorso di donne, di cui quasi 5.500 con l’indicazione di diagnosi di violenza (9,2 ogni 10 mila accessi). Il totale degli accessi per qualsiasi diagnosi nell’anno della pandemia ha subito una diminuzione del 40% rispetto al 2019, mentre quelli con diagnosi di violenza sono diminuiti in misura minore (28%).
Rispetto al triennio precedente (2017-2019), nel 2020 si osserva in generale un aumento delle donne arrivate in pronto soccorso su intervento della centrale operativa. Rimane invece sostanzialmente stabile l’esito dell’accesso, con l’88,3% delle donne dimesse a domicilio. (Fonte: Istat-Ministero della Salute, Violenza e accessi delle donne in Pronto Soccorso).
- Nel 2021 si sono registrati circa 7 milioni di accessi al Pronto Soccorso di donne, di cui quasi 6.300 con l’indicazione di diagnosi di violenza (9,3 ogni 10 mila accessi).
- Nel periodo 2014-2021 l’incidenza degli accessi è molto bassa. A livello regionale si riscontra un range molto ampio rispetto alle media Italia passando nel 2014 da 0 in alcune realtà regionali a 10,7 ogni 10.000 accessi totali; nel 2021 da 0,3 a 19,8 ogni 10.000 accessi totali.
Ciò suggerisce una scarsa propensione a riconoscere il fenomeno della violenza di genere che denota la necessità di implementare iniziative di formazione del personale dei Pronto Soccorso.
Per approfondire, consulta la pagina Istat dedicata a questo argomento.
La violenza contro le donne e la pandemia Covid-19
I dati Istat evidenziano che nel primo trimestre 2022, rispetto al primo trimestre 2021, si registra un lieve calo delle chiamate valide (da 7.974 si passa a 7.814; -2%); calo che si registra della stessa intensità sia per i contatti via telefonica sia via chat che passano rispettivamente da 6.673 a 6.534 e da 1.301 a 1.280. Tra i motivi delle chiamate si registra un incremento sia nelle richieste di informazioni sul 1522, che passano da 1.401 a 2.384 (+70%), sia nelle richieste di aiuto non strettamente legate alla violenza (richieste fuori target) da 660 a 1.159 (+70%), mentre risultano in diminuzione tutte le chiamate per altre tipologie di motivi. In diminuzione anche le chiamate da parte delle vittime (da 4.310 a 2.966; -30%). (Fonte: Istat).
Il Servizio sanitario nazionale
Il nostro sistema sanitario mette a disposizione di tutte le donne, italiane e straniere, una rete di servizi sul territorio, ospedalieri e ambulatoriali, socio-sanitari e socio-assistenziali, anche attraverso strutture facenti capo al settore materno-infantile, come ad esempio il consultorio familiare, al fine di assicurare un modello integrato di intervento.
Uno dei luoghi in cui più frequentemente è possibile intercettare la vittima è il Pronto Soccorso.
E’ qui che le vittime di violenza, a volte inconsapevoli della loro condizione, si rivolgono per un primo intervento sanitario. In particolare per la tempestiva e adeguata presa in carico delle donne vittime di violenza che si rivolgono al Pronto Soccorso sono state adottate nel 2017 le specifiche Linee Guida nazionali per le Aziende sanitarie e le Aziende ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio-sanitaria alle donne vittime di violenza.
Salvo che non sia necessario attribuire un codice di emergenza (rosso o equivalente), alla donna deve essere riconosciuta una codifica di urgenza relativa (codice giallo o equivalente) così da garantire una visita medica tempestiva e ridurre al minimo il rischio di ripensamenti o allontanamenti volontari. È previsto inoltre che la donna presa in carico debba essere accompagnata in un’area separata dalla sala d’attesa generale che le assicuri protezione, sicurezza e riservatezza.
Poiché spesso, però, la violenza rimane nascosta, al fine di individuarne il più rapidamente possibile i segni è importante rafforzare le competenze degli operatori sociosanitari che entrano in contatto con le vittime, mediante specifici programmi di formazione. Il Ministero della salute ha richiesto agli Assessorati competenti delle regioni e delle province autonome, già nella prima metà del 2019, le informazioni relative agli atti formali di recepimento delle citate Linee guida. Inoltre, ogni regione e provincia autonoma è stata invitata a designare i propri referenti, in qualità di focal point, ai fini del monitoraggio della piena attuazione delle disposizioni in argomento e per le attività di contrasto alla violenza sulle donne
Il 24 febbraio 2022 nell’ambito delle iniziative finanziate dal Ministero della Salute – CCM 2021, è stato lanciato inoltre il Progetto IPAZIA CCM 2021 “Strategie di prevenzione della violenza contro le donne e i minori, attraverso la formazione di operatrici e operatori di area sanitaria e socio-sanitaria con particolare riguardo agli effetti del COVID-19”.
Il progetto intende estendere la formazione a operatori e operatrici dei servizi socio-sanitari della rete di assistenza sanitaria territoriale.
L’obiettivo del progetto Ipazia è quello di mettere a punto e sperimentare un modello formativo, basato sulla metodologia del problem based learning – competence oriented. Si articola in un percorso di base (corso FAD) rivolto a operatrici e operatori dei servizi sanitari e socio-sanitari territoriali e in un percorso specifico per la “formazione di formatori”, individuati dalle singole Asl partecipanti.
La finalità generale è quella di favorire l’applicazione sistematica di corretti protocolli tecnico-scientifici e comunicativo-relazionali, anche con percorsi dedicati alla emergenza Covid-19 ed ai suoi effetti, affinché a ciascuna vittima venga fornita la medesima opportunità di essere accompagnata in percorsi di fuoriuscita dal circuito della violenza, anche nei casi di discriminazioni multiple. Altro obiettivo del progetto è quello di facilitare lo scambio di buone prassi
Inoltre nel 2020 il Ministero della Salute con l’Istituto Superiore di Sanità ha aggiornato ed esteso a tutti i Pronto Soccorso presenti sull’intero territorio nazionale il Programma di Formazione a distanza (FAD) “Prevenzione e contrasto della violenza di genere attraverso le reti territoriali” (Seconda edizione).
In otto mesi di erogazione hanno partecipato complessivamente al corso 26.342 professionisti. Sul totale dei partecipanti, il 67% (17.629 professionisti sanitari e non) ha terminato con successo il corso. L’età mediana è stata di 45,9 anni e, per il 73,1%, si è trattato di donne.
Dei 651 Pronto Soccorso presenti in Italia, hanno aderito al programma formativo a distanza 642 Pronto Soccorso, con almeno un dipendente/professionista che ha concluso l’intero programma formativo. In altre parole il 96% dei PS italiani ha avuto almeno un operatore che ha portato a termine con successo il percorso della FAD.
La normativa sulla violenza
La prima significativa innovazione legislativa in materia di violenza sessuale, in Italia, si era avuta con l’approvazione della Legge 15 febbraio 1996, n. 66, che ha iniziato a considerare la violenza contro le donne come un delitto contro la libertà personale, innovando la precedente normativa, che la collocava fra i delitti contro la moralità pubblica ed il buon costume.
Con la Legge 4 aprile 2001, n. 154 vengono introdotte nuove misure volte a contrastare i casi di violenza all’interno delle mura domestiche con l’allontanamento del familiare violento.
Nello stesso anno vengono approvate anche le Leggi n. 60 e la Legge 29 marzo 2001, n. 134 sul patrocinio a spese dello Stato per le donne, senza mezzi economici, violentate e/o maltrattate, uno strumento fondamentale per difenderle e far valere i loro diritti, in collaborazione con i centri anti violenza e i tribunali.
Con la Legge 23 aprile 2009, n. 38 sono state inasprite le pene per la violenza sessuale e viene introdotto il reato di atti persecutori ovvero lo stalking.
Il nostro Paese ha compiuto un passo storico nel contrasto della violenza di genere con la Legge 27 giugno 2013 n. 77, approvando la ratifica della Convenzione di Istanbul, redatta l’11 maggio 2011. Le linee guida tracciate dalla Convenzione costituiscono infatti il binario e il faro per varare efficaci provvedimenti, a livello nazionale, e per prevenire e contrastare questo fenomeno.
Il 15 ottobre 2013 è stata approvata la Legge 119/2013 (in vigore dal 16 ottobre 2013) “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, che reca disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere”.
Le donne, purtroppo, sono più degli uomini, vittime di aggressioni, anche nell’ambito del Servizio sanitario nazionale, in particolare nelle postazioni di guardie mediche e nei Pronto soccorso.Il 14 agosto 2020 il Parlamento ha approvato la Legge n.113 che dispone misure di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni.
Al fine di progettare adeguate politiche di prevenzione e contrasto alla violenza di genere e di assicurare un effettivo monitoraggio del fenomeno è stata approvata la legge 5 maggio 2022, n. 53 recante “Disposizioni in materia di statistiche in tema di violenza di genere” che all’articolo 4 prevede che tutte le strutture sanitarie pubbliche, e in particolare le unità operative di pronto soccorso, hanno l’obbligo di fornire i dati e le informazioni relative alla violenza contro le donne. L’articolo prevede anche che il flusso informativo EMUR Pronto Soccorso sia integrato con le informazioni utili e necessarie per la rilevazione della violenza di genere contro le donne, assicurando l’individuazione della relazione tra autore e vittima e rilevando anche: la tipologia di violenza, fisica, sessuale, psicologica o economica, esercitata sulla vittima; se la violenza è commessa in presenza sul luogo del fatto dei figli degli autori o delle vittime e se la violenza è commessa unitamente ad atti persecutori; gli indicatori di rischio di revittimizzazione previsti dall’allegato B al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 novembre 2017, facendo salva la garanzia di anonimato delle vittime.