Vaccino, green pass e stato d’emergenza: anche Amnesty International denuncia discriminazioni
Nella stretta del governo sul vaccino obbligatorio l’ombra di restrizioni non proporzionate e il rischio di discriminazioni. Anche Amnesty International punta il dito sulle forzature del governo nella lotta al Covid. La Ong chiede così di riconsiderare la prorogare dello stato d’emergenza oltre il 31 marzo 2022, e di concentrarsi sull’aumento dell’adesione volontaria al vaccino. Ma anche di prevedere misure alternative al green pass rafforzato – come l’uso di dispositivi di protezione e di test Covid-19 – per permettere anche alla popolazione non vaccinata di continuare a svolgere il proprio lavoro e di utilizzare i mezzi di trasporto, senza discriminazioni.
È questa la posizione di Amnesty International Italia sulle misure adottate dal governo per combattere il Covid-19, anche alla luce della recente comparsa della variante Omicron (che per la ong impegnata nella difesa dei diritti umani rappresenta “un chiaro promemoria di ciò che accade quando non riusciamo a mettere i diritti umani in primo piano in tutti gli sforzi per affrontare la pandemia”) che ha indotto l’esecutivo a prorogare nuovamente lo stato di emergenza dal 31 dicembre 2021 al prossimo 31 marzo e ha rafforzare l’utilizzo del green pass limitandolo in molti campi ai soli vaccinati con ciclo completo.
Amnesty International, che ricorda l’appello lanciato a vuoto lo scorso settembre agli Stati e alle aziende farmaceutiche di garantire un accesso equo ai vaccini Covid-19 in modo che almeno il 40% delle persone nei paesi a basso e medio reddito potesse essere vaccinato entro la fine del 2021, ribadisce oggi “la necessità che gli stati adempiano ai loro obblighi in materia di diritti umani al fine di promuovere una distribuzione equa e globale dei vaccini per contrastare l’emergere di varianti pericolose che continuano a mettere a rischio la vita di molti”. E per quanto riguarda l’Italia, sollecita il governo a riconsiderare attentamente se prorogare la misura dello stato di emergenza, in vigore ormai da quasi due anni, oltre il 31 marzo 2022, “in quanto tutte le misure di carattere emergenziale devono rispondere ai principi di necessità, temporaneità e proporzionalità”. E invita le autorità – in primis il governo, l’Aifa, l’Istituto superiore di sanità e la Protezione civile – a promuovere forme di comunicazione chiare e inclusive per garantire alla popolazione l’adozione di comportamenti responsabili per la tutela dell’incolumità collettiva e seguire le linee guida di salute pubblica. Per quanto riguarda la vaccinazione obbligatoria, introdotta in Italia per i soli over-50, Amnesty mentre riconosce la legittima preoccupazione degli stati di aumentare i tassi di vaccinazione come parte di un’efficace risposta di salute pubblica al Covid-19, non sostiene i mandati di vaccinazione obbligatoria generalizzati ed esorta gli stati a considerare qualsiasi requisito di vaccinazione obbligatoria solo come ultima risorsa e se questi sono strettamente in linea con gli standard internazionali sui diritti umani.
Nonostante questo “riconosce che ci sono alcune eccezioni limitate che possono permettere agli stati di imporre l’obbligo di vaccinazione, purché questi requisiti soddisfino i principi di legalità, legittimità, necessità, proporzionalità e non discriminazione”. E purché via sia “una logica basata sull’evidenza che spieghi perché l’obiettivo non possa essere raggiunto con misure meno restrittive”.
Nel mirino della Ong anche il Green Pass rafforzato che deve essere “un dispositivo limitato nel tempo e il governo deve continuare a garantire che l’intera popolazione possa godere dei suoi diritti fondamentali, come il diritto all’istruzione, al lavoro e alle cure, con particolare attenzione ai pazienti non-Covid che hanno bisogno di interventi urgenti e non devono essere penalizzati”. Per questo Amnesty International Italia “chiede che siano previste misure alternative – come l’uso di dispositivi di protezione e di test Covid-19 – per permettere anche alla popolazione non vaccinata di continuare a svolgere il proprio lavoro e di utilizzare i mezzi di trasporto, senza discriminazioni”. Un ultimo punto riguarda il diritto di manifestazione pacifica, che secondo l’organizzazione non governativa al momento non risulta compresso in Italia dalle attuali normative: in ogni caso “Amnesty International Italia continuerà a rivendicare il diritto a manifestare pacificamente forme di dissenso e a garantire il diritto di cronaca degli operatori e delle operatrici dell’informazione, denunciando ogni atto di aggressione o violenza ingiustificata nei loro confronti”.