Sergio Ermotti guiderà la “grande” UBS
Dopo aver acquisito Credit Suisse per evitarne il fallimento, UBS ha ora richiamato il banchiere ticinese, già amministratore delegato dal 2011 al 2020.
Il manager luganese Sergio Ermotti torna alla testa di UBS. A capo della prima banca svizzera fino al 2020, il ticinese assumerà nuovamente il ruolo di amministratore delegato (Ceo) in occasione della prossima assemblea generale prevista per il 5 aprile, succedendo così all’olandese Ralph Hamers.
Dopo un drammatico fine settimana di colloqui con le autorità di regolamentazione e il Governo, il 19 marzo, UBS ha accettato di acquisire il Credit Suisse per 3 miliardi di franchi. L’importante e, per certi versi inaspettato, cambiamento degli eventi ha portato a un rimpasto ai vertici di quella che già era la prima banca elvetica, ossia UBS.
Stando a una nota odierna, Hamers ha accettato di dimettersi per servire gli interessi della nuova combinazione, ossia il gruppo risultante dall’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS, il settore finanziario elvetico e il Paese. “Le circostanze sono cambiate in modi che nessuno di noi si aspettava”, ha detto Hamers. “Mi faccio da parte nell’interesse della nuova entità e del Paese”.
Hamers rimarrà in seno a UBS e lavorerà a fianco di Sergio Ermotti come consulente durante un periodo di passaggio per assicurare una chiusura positiva della transazione e un trasferimento senza intoppi.
“Il consiglio di amministrazione (Cda) ha preso la decisione alla luce delle nuove sfide e priorità che UBS deve affrontare dopo l’annuncio dell’acquisizione”, ha dichiarato oggi la stessa banca in un comunicato.
“Dobbiamo evitare che i contribuenti soffrano”
“Sono molto onorato di guidare questa transizione”, ha invece asserito Ermotti in una conferenza stampa indetta oggi a Zurigo. “È un compito impegnativo e urgente. Saremo in grado di portare a termine questa acquisizione e di essere parte della soluzione, piuttosto che del problema”.
“Sono consapevole della responsabilità che ci attende”, ha proseguito il dirigente. “Dobbiamo evitare che i contribuenti svizzeri soffrano. Sono convinto che con una forte concentrazione possiamo soddisfare le esigenze dei nostri dipendenti, degli azionisti e della società svizzera. Non vedo l’ora di affrontare questo compito”.
Reazione positiva dei mercati
Il “grande ritorno” di Ermotti ha scatenato una reazione positiva da parte dei mercati: nei primi scambi alla borsa di Zurigo, il titolo della banca è salito del 2,6%. Ma la nomina del 62enne si riflette anche sul corso di Credit Suisse, al +2,4%.
Ermotti, che è già stato amministratore delegato (Ceo) di UBS per nove anni, dal settembre 2011 all’ottobre 2020, per rilanciare una banca che cercava una nuova identità dopo aver rischiato di fallire sulla scia della crisi finanziaria del 2008, subentrerà il 5 aprile ad Hamers, arrivato appena dopo il dirigente ticinese. Per adempiere all’incarico, Ermotti lascerà la presidenza della società di riassicurazioni Swiss Re (oggi a +0,1%).
L’incarico precedente da UBS
Stando agli osservatori, Ermotti ha fatto molte cose giuste durante il suo primo incarico alla guida di UBS. Quando è entrato in servizio la banca era indebolita dalla crisi finanziaria e da uno scandalo: un trader di UBS aveva causato una perdita di 2,3 miliardi di franchi, un incidente che aveva portato alle dimissioni dell’allora numero uno Oswald Grübel.
In questa situazione, il consiglio di amministrazione – all’epoca ancora guidato dall’ex consigliere federale Kaspar Villiger – affidò a Ermotti le sorti della società, prima ad interim, poi, due mesi dopo, con il mandato pieno. Il dirigente, proveniente dall’italiana Unicredit, ha quindi avviato la trasformazione di UBS in un gestore patrimoniale di primo piano. Molte aree della banca d’investimento, che prima portavano a UBS alti profitti, ma in alcuni casi anche enormi perdite, sono state smantellate o vendute.
Soprattutto, Ermotti si è rapidamente separato dall’attività obbligazionaria, che aveva quasi significato il tracollo della banca durante la crisi finanziaria. Parallelamente allo smantellamento dell’investment banking, UBS ha ampliato la propria forza patrimoniale, tanto che oggi è ben posizionata ed è una delle grandi banche meglio capitalizzate e quindi più sicure al mondo.
L’intervista profetica
In un’intervistaLink esterno rilasciata al quotidiano Neue Zürcher Zeitung nel mese di novembre, Ermotti aveva affermato che la Svizzera non ha bisogno di due grandi banche internazionali per prosperare.
“La forza della piazza finanziaria del Paese sta nella sua diversificazione, che è molto più importante del numero di grandi banche presenti”, disse all’epoca.
Il passaggio da Swiss Re
Il banchiere ticinese era diventato presidente del consiglio di amministrazione del riassicuratore Swiss Re nell’aprile 2021.
Il Cda di quello che è uno dei principali fornitori mondiali di assicurazione, riassicurazione e altre forme di trasferimento del rischio basate sull’assicurazione, avvierà la ricerca di un successore, si legge in una nota odierna.
In previsione della transizione, Swiss Re ha nominato il belga Jacques de Vaucleroy, che fa parte del Cda dal 2017, come vicepresidente, a condizione che venga rieletto. De Vaucleroy manterrà la posizione fino all’elezione di un nuovo presidente nel corso di un’assemblea generale straordinaria.