Pompei riporta alla luce una sala per banchetti
Gli archeologi di Pompei hanno riportato alla luce nelle scorse settimane una sala per banchetti di 15 metri per 6, con affreschi perfettamente conservati lungo le pareti, rappresentanti scene del mito di Troia. Sepolta nel 79 dopo Cristo, a seguito della famosa eruzione del Vesuvio che cristallizzò per sempre l’intera città, la stanza è stata rinominata Salone nero, per il colore delle pareti che probabilmente serviva a mascherare le tracce di fumo delle lampade a olio, ed è stata descritta come una delle scoperte più importanti mai fatte nel sito archeologico campano.
Su una parete si stagliano contro il fondale nero le figure chiare di Elena e Paride, indicato in un’iscrizione greca posta tra le due figure con l’altro nome “Alessandro”, la cui relazione diede inizio alla guerra di Troia, secondo il mito greco raccontato da Omero, a causa della gelosia di Menelao, re di Sparta e marito di Elena. Tra Elena e Paride, vi è un cane dall’espressione strana, dubbiosa e sospettosa. L’altro affresco rappresenta il dio del sole Apollo mentre corteggia la veggente Cassandra, figlia di Priamo re di Troia. Nel tentativo di sedurla, Apollo le diede il potere di vedere nel futuro, ma dopo che lei lo ebbe rifiutato il dio la maledisse, così che nessuno avrebbe mai creduto alle sue previsioni. La città di Troia venne così conquistata dai Greci, che la incendiarono massacrando i suoi cittadini. Cassandra, rifugiatasi nel tempio di Atena, fu trovata da Aiace di Locri e violentata sul posto.
Il tema dominante del salone sembra essere quello dell’eroismo ma anche della possibilità che gli esseri umani hanno di poter cambiare il proprio destino. Le scene rappresentate avevano l’esplicita intenzione di intrattenere gli ospiti e fornire spunti di discussione durante i banchetti, stimolando la fantasia con rimandi ad amori proibiti, vendette e maledizioni.
Le opere sono considerate appartenenti al cosiddetto terzo stile, o stile ornato, e sono state datate tra il 15 a.C. e il 40-50 d.C.