Pamela Mastropietro, la Cassazione conferma l’ergastolo per Oseghale. La madre: «Lo aspettavo da 6 anni»
La Suprema Corte ha respinto il ricorso del nigeriano già condannato per omicidio e violenza sessuale in relazione alla morte della 18enne romana a Macerata nel 2018
Innocent Oseghale andrà all’ergastolo. La Cassazione respinge il ricorso dei suoi legali e rende definitiva la condanna. Era l’ultimo passaggio giudiziario per l’omicidio di Pamela Mastropietro, la 18enne romana uccisa a Macerata nel gennaio 2018. La Cassazione era chiamata a decidere sulla condanna all’ergastolo inflitta a Innocent Oseghale, il nigeriano colpevole in due gradi di giudizio di averla violentata e fatta a pezzi dopo averle ceduto della droga.Confermato l’ergastoloIn questo senso si erano già pronunciati i giudici di primo e secondo grado e anche quelli dell’appello bis, dopo il parziale annullamento della Suprema corte proprio sulla parte riguardante lo stupro. La contestazione o meno di questa aggravante separava il 35enne dall’ergastolo e contro la seconda sentenza l’appello avevano presentato nuovo ricorso i legali di Oshegale: «Il racconto dei giudici della Corte di appello di Perugia non è altro che un racconto di quanto loro stessi possono solo immaginare. Sono circostanze introdotte come certezze – aveva sostenuto in aula l’avvocato Simone Matraxia – ma che si fondano su pure congetture e immaginazione». «Ancora oggi non riesco a capire come sia uscita fuori l’ipotesi per cui la ragazza pretendeva l’uso del profilattico – aveva proseguito, riguardo al movente legato alla pretesa di un rapporto non protetto – la Corte di Perugia va alla ricerca di un movente della violenza sessuale. Illogico e contraddittorio è il percorso argomentativo». Di «sentenza senza né capo né coda», aveva parlato l’avvocato Umberto Gramenzi. Il pg aveva chiesto la conferma dell’Appello.Seviziata e uccisaLa 18enne romana del quartiere San Giovanni venne uccisa il 30 gennaio 2018 e il suo corpo, fatto a pezzi e lavato con varechina, messo in due trolley lasciati in strada. «Il modo in cui è stato smembrato il corpo di Pamela dimostra che l’assassino voleva coprire la violenza sessuale», è la tesi ribadita dal pg e contrastata dalla difesa. Pamela si era allontanata dalla comunità di recupero di Corridonia nella quale si trovava. I due presunti complici accusati inizialmente dallo stesso Oshegale sono stati poi prosciolti ma condannati per spaccio. «Mi aspetto che sia fatta giustizia, con la conferma della sentenza d’Appello per il massimo della pena», aveva commentato prima dell’udienza della suprema corte Alessandra Verni, la mamma della ragazza, assistita dall’avvocato Marco Verni, suo fratello. E dopo la decisione della Cassazione, ha dichiarato: «È ciò che aspettavo da 6 anni».