ARTE & LIBRI

NUOVO MUSEO A PALAZZO BRASCHI

ROMA. 31 Marzo 2017. C’è un nuovo museo a Roma, in grado di sorprendere anche chi già ne conosce la storia e la collezione. Non si tratta di un semplice restyling, peraltro più che evidente nel generale ripensamento degli spazi espositivi, ora dislocati al secondo e al terzo piano del settecentesco Palazzo Braschi a piazza Navona.

Il nuovo Museo di Roma si presenta in un’ottica profondamente cambiata rispetto al passato nella quale, al centro del narrazione è posto il visitatore anziché l’oggetto esposto. A cominciare dalla prima sala, un crocevia dei percorsi di visita che, organizzati secondo un criterio tematico e non più cronologico, consentono al pubblico di immedesimarsi nel racconto, trovando costantemente riferimenti all’attualità e suggestioni visive di immediata comprensione

In questa nuova veste dal 29 marzo apre al pubblico il Museo di Roma a Palazzo Braschi, un progetto promosso da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con l’organizzazione, i servizi museali e il supporto dell’area progettazione di Zètema Progetto Cultura. Il riallestimento delle sale museali, secondo le linee guida della Sovrintendenza Capitolina tracciate da Federica Pirani e dai curatori del Museo, è stato ideato da Studio Visuale e da Francesco Stefanori a seguito di un bando di gara. Il terzo piano del museo vede attiva anche la collaborazione dell’Università degli Studi Roma Tre – Dipartimento di Architettura e dell’Istituto Luce Cinecittà Srl.

Il progetto vincitore del nuovo allestimento nasce dall’idea che Palazzo Braschi possa ‘rispecchiare’ e ‘riflettere’ (o ‘far riflettere’) la storia di Roma tra il XVII e il XX secolo permettendo una lettura trasversale di fenomeni sociali e culturali avvenuti nella Capitale.Palazzo Braschi, Roma ha un nuovo museo
„Si tratta di un intervento di valorizzazione eccezionale avviato fin dallo scorso anno grazie al nuovo impianto illuminotecnico dello scalone monumentale e al riallestimento dell’atrio con la settecentesca carrozza Chigi, in collezione al Museo di Roma.“

Nel corso della visita il pubblico potrà scegliere secondo una criterio generale di tipo tematico tra un percorso ‘pubblico’ (al 2° piano nelle sale da 1 a 9; al 3° piano nelle sale da 16 a 19) ed uno più intimo e ‘privato’ (al 2° piano: sale 10 – 15; al 3° piano: sala 20) corrispondenti alla originaria destinazione d’uso degli appartamenti nobiliari abitati dalla famiglia Braschi nell’Ottocento.

Al secondo piano nelle sale che affacciano su via di Pasquino e su piazza Navona il racconto di Roma scorre attraverso le grandi manifestazioni che ne hanno caratterizzato la storia e restituito l’immagine nei secoli: vedute della città, feste e celebrazioni di piazza, giochi e divertimenti dei nobili e del popolo, le grandi trasformazioni delle ville storiche in parchi pubblici, l’epopea risorgimentale e la Repubblica Romana.

L’altro percorso, si snoda attraverso le sale con affaccio su via e piazza San Pantaleo, e intende rivelare i volti e le storie dei protagonisti nel tempo: papi e cardinali, assieme a nobili, ricchi mecenati e artisti che hanno reso immortale la città attraverso il proprio operato (come nel caso dello scultore Pietro Tenerani, di cui il Museo conserva l’intera gipsoteca, in buona parte qui allestita per la prima volta come se fosse l’atelier dell’artista).

La rappresentazione di Roma prosegue al terzo piano con il racconto delle vicende che hanno trasformato per sempre il volto della città, a seguito delle demolizioni di fine XIX secolo e del Ventennio fascista.

Nelle prime due sale (16 e 17) sono esposti frammenti (lapidei, ceramici e di affreschi staccati) provenienti dalle zone di via dei Fori Imperiali – via Alessandrina e via del Mare e dalla demolizione della Spina dei Borghi in Vaticano, accompagnati da plastici tridimensionali delle aree di intervento e reperti di scavo. Il modello in legno, realizzato dall’Università degli Studi di Roma Tre – Dipartimento di Architettura, rappresenta una ricostruzione del tessuto urbano del quartiere alessandrino nel 1871, precedente cioè sia gli interventi tardo ottocenteschi che portarono all’apertura di via Cavour, sia la creazione di via dell’Impero voluta da Mussolini. In queste sale il racconto si avvale inoltre di due filmati prodotti dall’Istituto Luce con materiali originali dell’epoca e la regia di Roland Sejko, rispettivamente dedicati alla costruzione di via dell’Impero e alla demolizione della Spina dei Borghi.

La terza sala (18) ospita gli affreschi cinquecenteschi di Polidoro da Caravaggio e Maturino da Firenze, provenienti dal demolito Casino del Bufalo che fu sacrificato per l’apertura di via del Tritone.

Nell’ultima sala (19) protagonista è il Tevere, fonte di approvvigionamento e via di comunicazione per secoli, ma anche causa di continue inondazioni. Alla documentazione fotografica realizzata dai Fratelli D’Alessandri durante la costruzione dei muraglioni, sono affiancati quadri di artisti dell’800 e ‘900 (tra cui G. Aristide Sartorio e Antonio Donghi), a testimoniare il rapporto inscindibile e non sempre facile della città con il suo fiume.

Il criterio espositivo di questi reperti è essenzialmente topografico, per restituire costantemente al visitatore la localizzazione del sito distrutto, anche in rapporto alla cartografia moderna di Roma.
Per far conoscere al visitatore anche le opere non visibili per limiti espositivi o consistenza dei materiali di realizzazione come alcune stampe o fotografie, sono stati allestiti quattro tavoli multimediali, in modalità touchscreen, all’interno del percorso espositivo: si tratta di supporti che arricchiscono l’esperienza di visita e offrono riferimenti e suggestioni sull’attualità dei luoghi e dei fenomeni sociali, qualunque sia il punto di partenza nel percorso. Al secondo piano, tre tavoli multimediali sono dedicati ai temi esposti nelle sale (da 1 a 9): il viaggio a Roma; il volto della città; le feste e le cerimonie pubbliche. Il quarto tavolo multimediale si trova al terzo piano ed è dedicato alla Roma moderna, con una selezione di immagini della città a partire dal 1870, tutte provenienti dall’Archivio fotografico del Museo.

Inoltre, in un’ottica di museo senza barriere, “a misura di tutti”, che valorizzi le buone pratiche dell’inclusione, il museo si presenta oggi totalmente accessibile. All’interno delle singole sale è proposta una selezione di opere – tra le più rappresentative di ciascun tema – provvista di supporti didattici per la fruizione di ipo e non vedenti: a questo pubblico è dedicato un itinerario tematico per la fruizione tattile di opere tridimensionali.

Il nuovo allestimento prevede anche un Centro di Documentazione, al piano terra del Palazzo: uno spazio dedicato all’informazione, ad accesso gratuito. Al suo interno il visitatore può consultare, attraverso quattro postazioni dedicate, il database delle collezioni museali e i libri della Biblioteca del Museo. Inoltre, in due ambienti sempre al piano terra ma con ingresso da piazza San Pantaleo, è allestita una postazione multimediale con informazioni sul museo e una selezione delle opere esposte, oltre all’indicazione dei percorsi tattili, dedicati al pubblico non vedente. A beneficio della vasta platea del turismo internazionale, sempre molto presente al museo, è anche suggerito un itinerario tra alcune meraviglie del Barocco romano, situate nelle vicinanze.

In una saletta dedicata, il turista-visitatore potrà infine ‘immergersi’ in un filmato (durata 7’) sulla storia di piazza Navona nei secoli, dallo Stadio di Domiziano a “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino a cura di ETT S.p.A. azienda digitale e creativa genovese. Riprese, foto, ricostruzioni 3D e documenti tratti dall’archivio del Museo sono sapientemente mixati per restituire l’evoluzione nei secoli di una delle piazze più belle d’Italia, crocevia della Storia.

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