Morto Iginio Liberali, patron della Lu-Ve: aveva 91 anni
L’imprenditore pavese figlio di un operaio della Necchi ha fondato la Lu-Ve nel 1985
PAVIA. L’imprenditore Iginio Liberali è morto giovedì 22 dicembre: aveva 91 anni ed era presidente di Lu-Ve group, uno dei maggiori gruppi mondiali di scambiatori di calore con sede a Uboldo (Varese) e radici in provincia di Pavia, quotato in Borsa.
Figlio di un operaio della Necchi, da Necchi Liberali fu aiutato a studiare. Nell’azienda di via Rismondo ha poi lavorato per anni ricoprendo diversi ruoli fino a diventarne direttore della divisione compressori. Poi divenne direttore generale di Merloni Elettrodomestici ma lui, ambizioso e sognatore, aveva il sogno di fare l’imprenditore. Così, nel 1985 ha rilevato la Lu-ve: si trattò di una delle prime operazioni di venture capital in Italia, con l’acquisizione degli asset e del marchio della Contardo in concordato preventivo.
«Nell’esprimere le più sentite condoglianze alla Famiglia e a tutta la comunità dei suoi collaboratori nel mondo per questa grave perdita – si legge in un comunicato – Lu-Ve Group rende omaggio, con estrema commozione, a Iginio Liberali, grande uomo e straordinario imprenditore che ha saputo incarnare una bella idea di Italia, rigorosa e solidale, di chi è riuscito a raggiungere per coraggio e talento, e con discrezione, i livelli più elevati. Tutti coloro che hanno avuto il privilegio di lavorare al suo fianco in questi anni ricorderanno sempre il suo esempio di onestà e dedizione al lavoro uniti alla sua profonda umanità e alla sua encomiabile visione». Il cda di Lu-Ve si riunirà per determinare i prossimi passi.
Il gruppo Lu-Ve ha sedici stabilimenti (di cui uno a Travacò Siccomario, dove lavorano 90 addetti) , oltre 3mila addetti, un fatturato di circa 420 milioni di euro e una produzione venduta in cento Paesi. Di Lu-Ve Group fanno parte anche 7 aziende commerciali situate in Australia, Austria, Francia, Germania, India, Spagna, UAE. Un network di competenze – esperti, tecnici e personale qualificato – al servizio dei clienti per la soddisfazione delle loro particolari esigenze.
«Cosa diceva Einstein? È meglio essere ottimisti e avere torto piuttosto che pessimisti e avere ragione». A citare il genio della fisica alla fine di aprile 2020, dopo le prime settimane di lockdown duro, era stato proprio Liberali quando gli stabilimenti italiani di Lu-Ve, tra cui quello di Travacò, erano appena ripartiti. «Siamo all’ottanta per cento della capacità produttiva – diceva –, siamo ripartiti prestando la massima attenzione alle più stringenti norme sulla sicurezza. Se sono fiducioso? Un po’ di ottimismo è necessario, anzi è d’obbligo, la fiducia è indispensabile tanto più dopo un periodo così difficile. Un senso di ripresa ci vuole, non possiamo farne a meno come Paese, come comunità».
Uno dei sedici stabilimenti della multinazionale si trova a Tanmen, nella provincia dello Hubei, il cui capoluogo è Wuhan, epicentro del Coronavirus. L’impianto produttivo cinese di Lu-Ve, terzo operatore mondiale nel settore degli scambiatori di calore ad aria, era stato chiuso già il 29 gennaio 2020 nell’ambito del piano di emergenza da Covid-19 in Cina, quando ancora qui non si sapeva nulla della misteriosa polmonite.