L’Italia intravvede il picco di Omicron
Sono più di due milioni gli attualmente positivi in Italia, ma la notizia positiva è che si comincia a intravedere un picco, anche se ancora lontano e incerto, quelle meno buona è che la crescita dei ricoveri non rallenta e che la pressione sugli ospedali comincia a farsi sentire.
«Oggi siamo all’89,40% di over 12 con la prima dose, quindi sono non vaccinati poco più del 10% degli over 12, che occupa i due terzi di posti in intensiva e 50% in area medica, quindi vogliamo ridurre i non vaccinati per ridurre la pressione sugli ospedali», ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza. «Su 100mila persone – ha proseguito il ministro – ce ne sono 23,2 che vanno in intensiva e sono i non vaccinati. Quando si va ai vaccinati con due dosi da più di quattro mesi, il dato passa da 23 a 1,5, quindi crolla clamorosamente e scende a 1 quando la vaccinazione avviene in ciclo primario entro quattro mesi e col booster si va a 0,9». La terza dose di vaccino è anche uno scudo contro la variante Omicron: i dati britannici indicano che «copre per l’88% e per il 65% nel caso di ciclo primario», ha detto il coordinatore del Cts, Franco Locatelli.
Omicron, ha aggiunto Locatelli, non è una variante da sottovalutare perché «ha capacità di dare patologia grave e anche fatale». In arrivo, intanto, le prime armi specifiche per combatterla, con l’annuncio della Pfizer che il vaccino contro Omicron sarà pronto a marzo, mentre l’Ema ha iniziato la valutazione per l’antivirale Paxlovid, sempre della Pfizer.
I dati del ministero della Salute indicano oggi che gli attualmente positivi sono 2.004.597 e a spingere il totale oltre la soglia dei 2 milioni sono stati i 101.762 nuovi casi positivi, contro i 155.659 del giorno prima: numeri che risentono del rallentamento nei test tipico del fine settimana. I nuovi casi sono stati infatti rilevati per mezzo di 612.821 test, fra antigenici rapidi e molecolari, con un tasso di positività salito dal 15,7% al 16,6%.
Calcolando il rapporto fra i casi e i soli tamponi molecolari il tasso di positività è del 26%, secondo l’analisi del sito CovidTrends. Ed è guardando al rapporto fra positivi e test molecolari che si rileva il primo segnale di un picco, come indica il matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘M.Picone’, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). Resta però l’incognita, rileva, di una successiva risalita dovuta alla ripresa dei contatti sia per la stagione dei saldi che per la riapertura delle scuole. Di picco fra tre-quattro settimana parla anche lo statistico Livio Fenga, senior lecturer del Centro di analisi, simulazione e modelli dell’università britannica di Exeter. Anche per il fisico Enzo Marinari, dell’Università Sapienza di Roma, «c’è un piccolo rallentamento nella crescita dei casi positivi, si comincia vedere un segnale. La crescita dei ricoveri è invece esponenziale da otto settimane e non si vede una flessione nemmeno nei decessi».
Una preoccupazione confermata dai dati del ministero della Salute, che segnala un aumento dei decessi da 157 a 227 e un totale di 1.606 ricoverati nelle terapie intensive, 11 in più in 24 ore nel saldo tra entrate e uscite, e 114 ingressi giornalieri sono 114. I ricoverati i nei reparti ordinari sono 16.340, ovvero 693 in 24 ore.
I dati di Agenas segnalano che l’occupazione dei reparti è al 24% e al 17% quella delle rianimazioni; la Società italiana di chirurgia (Sic) denuncia la drammatica riduzione degli interventi, che nelle regioni vanno dal 50 all’80%. Anche la Società italiana di pediatria (Sip) rileva che “stanno aumentando i ricoveri nella fascia d’età sotto i 19 anni: i casi sono passati da 1.024.963 del 28 dicembre a 1.182.094 del 5 gennaio, e nello stesso arco di tempo di una settimana i ricoveri sono passati da 9423 a 10.082, ovvero oltre 600 in più, le terapie intensive da 263 a 268 ed i deceduti da 35 a 36”.
Fra le regioni, i dati del ministero indicano anche oggi l’incremento maggiore in Lombardia (17.581), seguita da Emilia Romagna (14.194) e Campania (13.107) e le prospettive non sono rosee perché la curva continua a salire, anche se più lentamente, tanto che secondo Sebastiani entro una settimana i ricoveri a livello nazionale potrebbero superare i valori soglia per l’ingresso nella zona arancione.