L’invasione delle cavallette in Sardegna, spiegata dal Cnr
«Tutto lascia pensare che i cambiamenti climatici possano avere influito pesantemente sulle popolazioni di cavallette, favorendole»
Le orde neonate delle cavallette Dociostaurus maroccanus, detta grillastro crociato, stanno devastando colture e pascoli di una parte della Sardegna, la media valle del Tirso.
I danni sono ingenti, le preoccupazioni crescono e l’ente pubblico regionale sta intervenendo in collaborazione con gli istituti e gli enti scientifici della Sardegna.
Questo tipo di infestazioni sono ricorrenti nell’isola ed erano piuttosto frequenti fino alla seconda guerra mondiale quando, nel 1946, avvenne una infestazione di dimensioni catastrofiche interessando praticamente tutta la superficie della regione.
Fu in quell’occasione che due entomologi, Bonelli e Paoli, tentarono di risolvere definitivamente il problema introducendo sull’isola un insetto coleottero che si nutriva delle uova della cavalletta, la variabilis mirabilis, presente nella penisola italiana ma non in Sardegna.
La variabilis mirabilis si insediò perfettamente sull’isola e incominciò la sua azione benefica nei confronti delle cavallette tant’è vero che, dopo la seconda guerra mondiale, questi episodi di infestazioni così massicce si verificarono piuttosto raramente.
Una delle ultime risale a una trentina di anni fa, alla fine degli anni ‘80 del secolo scorso, in corrispondenza di un periodo piuttosto siccitoso.
Il problema si sta riproponendo in questi anni e tutto lascia pensare che i cambiamenti climatici possano avere influito pesantemente sulle popolazioni di cavallette, favorendole.
Ciò non toglie che i fattori in causa sono sicuramente numerosi, non ultimo l’uso del suolo da parte dell’uomo che con le sue attività contribuisce fortemente allo sviluppo della cavalletta naturalmente in modo inconsapevole.
di Roberto Pantaleoni, associato all’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri Cnr-Iret