Le ondate di calore e gli eventi estremi in città potrebbero costarci fino al 60%
Non tenere conto dei picchi di domanda in caso di eventi climatici estremi potrebbero portare a stime errate del fabbisogno energetico nelle città causando persino blackout
La ricerca dell’Università di Lund mette in connessione la densità urbana, gli edifici e le ondate di calore e freddo estreme
(Rinnovabili.it) – Eventi ad alto impatto e bassa probabilità (HILP) saranno queste le vere sfide che le città dovranno affrontare nel prossimo futuro. E l’aumento della densità urbana non sarà d’aiuto, anzi contribuirà ad aumentare gli eventi climatici estremi come le ondate di calore o di freddo mettendo a rischio l’intera rete elettrica.
Nonostante da tempo si parli di cambiamento climatico e delle ripercussioni che avrà sulla salute pubblica e sulle questioni energetiche, sono ben pochi gli studi che mettono in relazione la pianificazione urbana e la morfologia delle città con gli il reale impatto nel tempo degli eventi meteorologici estremi. Un atteggiamento che potrebbe costringerci ad esborsare fino ad un 60% in più di investimenti per mantenere stabile la fornitura elettrica durante le ondate di calore inaspettate o il freddo estremo.
“A meno che non teniamo conto degli eventi climatici estremi e della continua urbanizzazione, l’affidabilità della fornitura di elettricità diminuirà fino al 30%. Durante la transizione energetica sarà necessario un esborso aggiuntivo del 20-60% per garantire che le città possano far fronte a diversi tipi di clima“, afferma Vahid Nik, professore di fisica delle costruzioni presso l’Università di Lund, Svezia, e uno degli autori dello studio che sta provando ad affrontare la questione.
Una piattaforma di modellazione
Lo studio definisce una piattaforma di modellazione per mettere a confronto i modelli climatici, con la pianificazione edilizia e con i sistemi energetici, per simulare e valutare la resilienza delle città nel prossimo futuro. L’obiettivo è ovviamente quello di facilitare la transizione ecologica di questi ambienti soprattutto in considerazione dell’aumento esponenziale della popolazione urbana e della densità abitativa a cui dovremo far fronte nei prossimi decenni.
“I nostri risultati mostrano che le aree ad alta densità danno origine a un fenomeno chiamato isole di calore urbano, che rende le città più vulnerabili agli eventi climatici estremi, in particolare nell’Europa meridionale. Ad esempio, la temperatura esterna può aumentare del 17% mentre la velocità del vento diminuisce del 61%. La densificazione urbana – una strategia di sviluppo raccomandata per raggiungere gli obiettivi energetici e climatici delle Nazioni Unite – potrebbe rendere la rete elettrica più vulnerabile. Questo aspetto dovrà essere preso in considerazione quando si progettano sistemi energetici urbani”, sottolinea Kavan Javanroodi, Assistant Professor in Building and Urban Physics all’Università di Lund.
Le ondate di calore o le ondate di freddo agiranno direttamente sul microclima urbano, ma in maniera inaspettata. Ecco perchè secondo il team dobbiamo preparaci all’inaspettato.
“Per la prima volta, stiamo affrontando diverse sfide relative alle questioni dell’incertezza climatica futura e delle situazioni meteorologiche estreme, concentrandoci in particolare su quelli che sono noti come eventi ‘HILP’ o High Impact Low Probability (Eventi ad alto impatto e bassa probabilità)”, afferma Vahid Nik .
Attenzione ai picchi energetici inaspettati
I risultati mostrano che i picchi di domanda nel sistema energetico aumentano più di quanto si potrebbe pensare se teniamo conto dei microclimi estremi dovuti alle ondate di calore o di freddo, ad esempio con un aumento della domanda di raffrescamento del 68% a Stoccolma e del 43% a Madrid nel giorno più caldo dell’anno. “Non tenerne conto può portare a stime errate del fabbisogno energetico delle città, che possono trasformarsi in mancanza di energia e persino blackout”, proseguono i ricercatori. “C’è una marcata deviazione tra i fabbisogni di calore e raffrescamento mostrati nei modelli climatici urbani odierni, rispetto ai risultati dei nostri calcoli quando la morfologia urbana e il disegno fisico della città risulta più complesso. Ad esempio, se non teniamo conto del clima urbano di Madrid, potremmo sottostimare la necessità di raffreddamento di circa il 28%”, afferma Kavan Javanroodi.
“I nostri sforzi possono contribuire a rendere le società più preparate al cambiamento climatico. La ricerca futura dovrebbe puntare a esaminare la relazione tra densità urbana e cambiamento climatico nelle previsioni energetiche. Inoltre, dovremmo sviluppare metodi più innovativi per aumentare la flessibilità energetica e la resilienza climatica nelle città”, conclude Vahid Nik.