Le mani della Russia anche sull’Artico. (Primo) ok dell’Onu. “Il Polo Nord è suo”
cannoni tuonano in Ucraina, ma il vecchio esploratore russo pensa al suo Grande Nord. Dice che «la vera partita si gioca lassù, nell’Artico». Artur Nikolaevic Cilingarov, 83 anni, nel 2007 diventò il Neil Amstrong russo, primo uomo a toccare il fondo marino in corrispondenza millimetrica del Polo Nord, dove piantò una bandiera in titanio col tricolore patrio. S’immerse con un minisommergibile fino 4.200 metri, un’impresa eroica quanto provocatoria. Quando emerse dagli abissi proclamò: «Ho voluto dimostrare al mondo che il Polo Nord è russo».
Da allora è uno degli uomini più ammirati da Vladimir Putin, tra i pochissimi del cerchio magico a poter parlare senza chiedere il permesso. Raggiunto al telefono, nonostante la voce affaticata, non trattiene l’emozione: «Sono vecchio, ma in qualità di rappresentante del presidente Putin per l’Artico dopo di decenni di missioni, ricerche scientifiche e trattative diplomatiche vedo ora l’obbiettivo più vicino. Francamente non me l’aspettavo, visto che siamo in guerra con l’Occidente».
Si riferisce a quella che di fatto è una vittoria della Russia. È avvenuta nell’Artico il 6 febbraio 2023, senza sparare un colpo. Assegnata dall’Onu: la commissione che valuta le rivendicazioni marine sulla base della Legge del Mare ha approvato in larga parte il dossier con cui la Russia sostiene che una vastissima regione dei fondali dell’Artico centrale – incluso il Polo Nord – è la continuazione della sua piattaforma continentale, cioè terra russa. E rivendica il diritto a trivellarla. Parliamo di circa 1,7 milioni di chilometri quadrati, l’equivalente di Francia, Spagna, Italia e Germania messe insieme. Mosca potrebbe allargare fino a 650 km lo sfruttamento economico esclusivo delle sue già spropositate risorse polari, quantificate nel 2021 dall’Accademia delle Scienze in 20 trilioni di dollari.
Ora che è sempre meno bianco e sempre più blu, l’Artico è diventato il Grande Gioco del nostro secolo. Un Gioco pericoloso, dove la Russia è il principale player, e non solo perché occupa il 52 per cento di coste artiche. «Sono convinto che ci prenderemo tutti i fondali che rivendichiamo», dice il vecchio Cilingarov. Infatti si tratta solo di un primo passo, perché anche la Danimarca (con la Groenlandia) e il Canada hanno presentato i loro dossier. Pare che gli Usa, potenza artica grazie all’Alaska, siano pronti a fare altrettanto, spinti dalla sfida frontale con Mosca (e Pechino) nella competizione per il dominio del Grande Nord. Una limitata parte dei fondali artici rivendicati dai russi si sovrappone alle pretese danesi e canadesi, e la disputa andrà risolta per vie diplomatiche anche se dopo il 24 febbraio 2022, con l’invasione dell’Ucraina, tra Russia e Occidente s’è alzato un muro di ghiaccio. Ma una cosa è certa: nella vastissima regione che la commissione riconosce già legittimamente pretesa dalla Russia rientra il Polo Nord.
Parlando con Chilingarov si capisce la Russia fa sul serio, il Polo Nord lo vuole. Sia per il suo valore simbolico nel disegno neo-imperiale di Putin, sia perché il serbatoio di petrolio e gas che quell’area specifica dell’Artico centrale pare contenere potrebbe essere la più potente delle armi. L’Artico è già oggi il baricentro della Russia putiniana: è l’assicurazione sulla vita del regime dal punto di vista economico e strategico. Gli idrocarburi estratti oltre il Circolo polare artico fruttano il 30 per cento del Pil e quasi il 60 per cento delle esportazioni. «L’Artico è il bancomat di Putin», confida un’alta fonte del Dipartimento di Stato americano, «da lì alimenta la sua macchina da guerra. E questo per noi è intollerabile».
Ma perché questa ossessione per il Polo Nord? «Serve alla propaganda nazionalistica», risponde Rebekah Koffler, accademica russa passata vent’anni fa alla Defense Intelligence Agency (Dia) come agente e analista cremlinologa: «Non mi sorprenderei se Putin decidesse un’invasione del Polo Nord, un colpo di mano per occupare militarmente quello che ritiene di sua proprietà e che ora anche l’Onu ha in sostanza confermato. Chi sarà disposto a difendere il Polo Nord?».