La Svizzera prende le distanze da Usa&co: restituisce14 milioni di dollari a cittadini russi
In un mondo dove la Russia resta il Paese da sanzionare a prescindere, i giudici elvetici hanno riesaminato il caso di quattro persone sulle liste nere di Usa, Regno Unito, Paesi Baltici, Canada e Australia, arrivando a una sentenza favorevole agli accusati.
E’ una Svizzera che forse comincia a muoversi in controtendenza; a riguardagnare un po’ di quella neutralità di cui si fa fregio e che, da quasi un anno a questa parte, sembrerebbe avere abbandonato. Di questo, almeno, è stata accusata sulle prime, quando ha deciso di allinearsi all’Europa e assecondare la politica dei pacchetti progressivi di sanzioni contro la Russia nemica dell’Ucraina; quando ha congelato i beni dei cosiddetti oligarchi, impedendo loro di continuare a vivere la stessa vita del passato per la sola colpa di avere un passaporto sgradito, favorevoli che fossero poi al conflitto oppure no. Ma una cosa è la politica, altra la magistratura: che, adesso, prova a mettere un po’ d’ordine nella confusione di un Paese celeberrimo per non voler prender posizione squisitamente politica. E così, qualche settimana fa, ecco che 14 milioni di dollari sono stati restituiti ai proprietari legittimi, su sentenza del Tribunale penale federale che non guarda alle liste di proscrizione; piuttosto, alla giustizia.
Marito e moglie Stepanov, Klyuev, Katsyv
Punto di svolta il 23 novembre 2022, ma per tirare le fila della vicenda bisogna andare ben più indietro. Tornare alla confisca dei beni di quattro cittadini russi, beneficiari di fondi depositati in Svizzera. Olga Stepanova, funzionario fiscale di Mosca, Vladlen Stepanov, suo ex marito, Dmitry Klyuev, ex banchiere e Denis Katsyv, figlio dell’ex vice primo ministro della regione di Mosca Pyotr Katsyv: il tribunale li ha “assolti” da colpe che meriterebbero la punizione finora subita e ha consentito loro di riavere indietro il denaro.
L’attacco all’Hermitage Fund
Non che siano figure inattaccabili. I nomi di tre di loro, anzi, sono scritti nelle liste di sanzioni di ben cinque località del mondo, a cominciare dagli Stati Uniti, per passare al Canada, i Paesi Baltici, il Regno Unito e l’Australia infine. E non è neanche tutto qui: almeno due su quattro risultano coinvolti in una frode fiscale da ben 230 milioni di dollari datata 2007, epoca dell’attacco al fondo moscovita dell’investitore statunitense Bill Browder “Hermitage Fund“, da cui un riciclaggio di denaro depositato poi in banche elvetiche. Ne è convinto anche il tribunale federale, che però ha voluto riguadagnare alla Svizzera un’autonomia decisionale e prendere le distanze da chi insiste nel considerare la cittadinanza russa una colpa a prescindere.
Ma la Russia non è i suoi cittadini
L’attività criminale condotta non sarebbe dunque motivazione sufficiente per disporre del denaro che, di fatto, resta altrui, giunto in Svizzera attraverso qualsivoglia strada. Perché un conto è lo Stato, un altro sono le persone: e se nel 2015, attraverso una dichiarazione compiacente del procuratore generale di Mosca, la Russia parrebbe aver dimostrato la complicità nella frode o quantomeno la volontà di copertura, il Tribunale svizzero ha preferito però concentrarsi sulle responsabilità degli individui e ha ritenuto sufficiente, come pena, la confisca di 4,5 dei loro milioni di dollari qui depositati, disponendo però il rilascio dei restanti 14.
In Svizzera 213 miliardi di dollari russi
Secondo la Svizzera, infatti, il Fondo Hermitage non sarebbe “vittima” della frode, non essendovi a suo parere alcuna prova che dietro alla manovra vi fosse una vera e propria organizzazione criminale. I giudici elvetici hanno accolto la versione della Procura di Mosca, opponendola a del Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti e di altre autorità internazionali. E così, oggi, “solo” otto dei 213 miliardi di dollari di denaro dei clienti russi depositati nelle banche svizzere sono sotto sequestro. Quali conseguenze questo possa avere sulla scacchiera internazionale, resta poi tutto da vedere.