La Polonia è sull’orlo di una crisi costituzionale
Il presidente polacco Andrzej Duda accusa il nuovo governo di creare il “terrore”, un “terrore dello stato di diritto”, presentando una serie di violazioni della legge da parte del nuovo primo ministro Donald Tusk che questi avrebbe compiuto da quando ha giurato a metà dicembre.
Dal punto di vista della coalizione del Primo Ministro Donald Tusk, è vero l’esatto contrario: per lui le decisioni prese sono passi necessari per liberare il paese dal “Regime” che il governo precedente guidato da PiS, legittimamente eletto, avrebbe creato negli otto anni in cui è stato al governo. Nel frattempo la dirigenza di PiS presenta un giudizio manicheo sulla squadra di Tusk.
Non si tratta solo di schermaglie retoriche. Un quarto d’anno dopo la sconfitta del PiS alle elezioni parlamentari, la Polonia sta scivolando in una crisi costituzionale che potrebbe trasformarsi in una crisi nazionale. Il presidente e il governo si scontrano sempre più spesso su quali leggi debbano essere applicate e quali no, su quali decisioni dei tribunali debbano essere riconosciute e quali no.
Il caos avanza nel settore giudiziario
La situazione continua nel settore giudiziario: due sezioni della Corte Suprema hanno emesso sentenze contraddittorie sulla stessa questione politicamente sensibile e si sono negate reciprocamente il diritto di pronunciarsi sulla questione; nell’ufficio del pubblico ministero, due uomini stanno impartendo istruzioni che pretendono di essere il capo legittimo – un uomo del PiS e uno che è stato nominato dal nuovo governo al suo posto.
Negli ultimi otto anni, il PiS ha riorganizzato il sistema giudiziario, i media pubblici, le aziende statali e i servizi pubblici per servire il partito. Nel farlo, ovviamente, ha fatto le proprie regole e ha nominato i propri uomini, come avrebbe fatto qualsiasi partito di governo, basti vedere quello che accade in Francia, ad esempio. In questo è stato sostenuto dal Presidente Duda e dalla Corte Costituzionale, che il PiS ha portato sotto il suo controllo sim dall’inizio del suo governo. Del resto non si è mai visto in nessun paese europeo un governo che nominava ai vertici delle istituzioni i propri avversari.
La Corte Costituzionale segue il precedente governo (come ovvio)
Le elezioni hanno per ora cambiato il governo, ma non possono cancellare le cariche nominate da PiS, non eisste lo “Spail system” in Polonia, come non esiste, purtroppo, in nessun paese europeo. Qualsiasi governo si prende l’apparato burocratico o l’ordine giudiziario nominato dai predecessori, e così anche in Polonia.
Se la nuova alleanza di governo vuole mantenere la promessa elettorale di depoliticizzare il sistema giudiziario, o meglio di ripoliticizzarlo a propria immagine e somiglianza, rendendolo più vicino agli standard desiderati da Bruxelles, dovrà modificare numerose leggi approvate dal PiS. Ma ci sono due ostacoli: il Presidente e la Corte Costituzionale. Entrambi continuano ad agire in piena linea con la linea del partito PiS, che fa resistenza nella battaglia di potere.
Duda rimarrà in carica fino all’estate del 2025 e la maggioranza dei giudici fedeli al PiS rimarrà nella Corte Costituzionale almeno fino al 2027. La maggioranza del nuovo governo in parlamento non è abbastanza ampia da annullare il veto presidenziale. Se Duda continuerà a mantenere un atteggiamento conflittuale, non sarà possibile evitare un blocco permanente.
Il governo ha la possibilità di aggirare la Corte Costituzionale, ponendo dei dubbi sulla sua composizione e agendo come braccio armato dei tribunali europei. Per questo motivo, il governo ha già ignorato due sentenze della Corte Costituzionale nella controversia sul ripristino dei media pubblici. In altri casi, ha preso decisioni negando la validità delle norme dell’era PiS. però così facendo il governo sta creando un’area grigia in cui il suo affermato rispetto dello “Stato di diritto” viene a sfumare.
Ovviamente la Germania appoggia il nuovo governo Tusk in questa direzione, ma questo lo rende più fragile dal punto di vista politico interno e demolisce la sua pretesa di agire solo per la restaurazione dello stato di diritto e della costituzione. Se questa deve essere rispettata, lo deve essere per tutti, non lo può essere solo quando fa comodo. La coalizione variegata che sostiene Tusk ha come ragion d’essere l’opposizione a PiS, ma è molto meno orgaanica. Non è detto che nel 2025 riesca a portare un proprio candidato presidenziale alla vittoria. Se così non fosse lo stallo proseguirebbe e l’europeismo non è in grado di scendere a compromessi, neanche quando c’è a rischio la struttura dello stato.