Joseph Renzulli: “Tutti i ragazzi sono super dotati se possono seguire le loro passioni”
È fra i massimi esperti internazionali di Gifted and Talented Education, ha messo a punto il metodo SEM per potenziare le capacità degli studenti: “L’apprendimento deve essere inclusivo e sviluppare il talento”
“La migliore scuola del mondo? Quella che porta esempi ed esperienze concrete”. Ne è convinto Joseph Renzulli fra i massimi esperti internazionali di Gifted and Talented Education, la didattica che punta sul talento di ognuno. “Secondo me – dice – ogni ragazzo è plusdotato, a patto che possa seguire le sue passioni. Proprio per questo, insieme alla moglie Sally Reis, ha ideato il modello di potenziamento scolastico (SEM) che è arrivato anche in Italia. Un manifesto che punta tirare fuori il meglio da ogni allievo.
“La didattica deve essere inclusiva e sviluppare il talento e l’alto potenziale di tutti gli alunni e le alunne. In una scuola veramente inclusiva è necessario dare risposta ad ogni forma di bisogno, trovando strategie efficaci e attenzioni pedagogiche che valorizzino la differenziazione didattica e il potenziale di ognuno. Questo vale per i giovani con doti fuori dal comune, ma anche per tutti quegli studenti e studentesse che non vedono riconosciuto e valorizzato il proprio talento nella scuola”, spiega Renzulli, docente emerito dell’Università del Connecticut e direttore del National Research Center on the Gifted and Talented per oltre due decenni.
‘idea
Tutto è iniziato negli anni ’70, quando Renzulli si accorse che nelle scuole statunitensi i programmi venivano “somministrati” quasi come farmaci, senza coinvolgere le scolaresche nelle attività. Serviva una maggiore partecipazione dei giovani allievi che da “spettatori” dovevano diventare parte attiva di ogni lezione. Da lì a poco sono iniziate una serie di esercitazioni per “arricchire” l’offerta formativa e quindi anche i ragazzi.
I livelli di approfondimento
“Se ad esempio – spiega Renzulli – un determinato gruppo è interessato dal giornalismo, un reporter può entrare in classe per spiegare come funziona il mestiere. A quel punto, il singolo studente può decidere di approfondire il tema e potrà seguire un seminario per imparare a scrivere un articolo e a titolarlo. Qui siamo al secondo livello di arricchimento. Per arrivare al terzo, il ragazzo si dovrà mettere nei panni di un vero professionista, magari lavorando nel giornale della scuola. Ma c’è un quarto livello: quello che spinge invece a cercare un argomento che ci appassiona di più. Qui si sviluppa la creatività”.
Il programma in Italia
Creatività, interessi e scoperta sono tre parole che ritornano in continuazione quando Renzulli e Reis parlano del metodo SEM. Un programma che, grazie al lavoro di Lara Milan, fondatrice di SEM Italy e autrice del libro Lo sviluppo del talento e dell’alto potenziale (Erikson editore), è entrato per la prima volta nella scuola pubblica italiana.
Ma che ne è delle care vecchie nozioni della scuola di una volta? “Ci devono essere – aggiunge Reis, membro del Board of Trustees Distinguished Professors di Psicologia dell’Educazione presso la Neag School dell’Università del Connecticut – ma quando i ragazzi fanno quello che amano le acquisiscono in modo diverso. Fanno ricerche, leggono, scrivono. Nel programma serve uno spazio dove i giovani possano sviluppare in modo concreto i loro interessi. Questo aiuta a sviluppare i loro talenti, un talento creativo. Non è facile farlo capire ai governi, ma ricordiamo loro quanto la ricchezza di un paese sia legata alla passione e alla scoperta, come nel caso di Bill Gates e Steve Jobs”.
E così nella scuola sognata e realizzata da Renzulli, un ragazzo può seguire un corso di storia seguendo in una ricostruzione 3D ogni fase di una battaglia importante. Tutto questo chiudendo i libri. L’esperienza concreta, sul campo, lo aiuta a memorizzare gli avvenimenti e a riflettere su quanto accaduto.
C’è chi invece vuole fare lo scienziato e vorrà approfondire studi e ricerche in laboratorio e chi sogna una vita d’artista. Seguirà lezioni di arte o musica e parteciperà a esercitazioni pratiche.
I professori
Per i professori è il momento di cambiare metodo di insegnamento, con una pedagogia basata sull’arricchimento personale attraverso le proprie passioni. “Il professore – chiarisce Renzulli – non è più una persona che fornisce nozioni dall’alto, ma interviene per chiedere allo studente di fare delle cose, cercare notizie, progettare cose. L’insegnante deve segnalare la direzione giusta per portare avanti il compito”.
Con i plusdotati evitare la noia
Cosa accade però quando in classe c’è un ragazzo plusdotato, uno studente ad alto potenziale con possibilità di sviluppo superiore alla media? “Va fatto un programma personalizzato, altrimenti il rischio è che si annoino. In quei casi si lasciano andare, si impigriscono e in seguito perdono autostima. Bisogna selezionare dal programma tutte le cose che l’allievo sa già, toglierle, e sostituirle con altre cose da fare: progetti o letture che lo stimolino. L’obiettivo è eliminare la noia”, aggiunge Renzulli.
Con i plusdotati evitare la noia
Cosa accade però quando in classe c’è un ragazzo plusdotato, uno studente ad alto potenziale con possibilità di sviluppo superiore alla media? “Va fatto un programma personalizzato, altrimenti il rischio è che si annoino. In quei casi si lasciano andare, si impigriscono e in seguito perdono autostima. Bisogna selezionare dal programma tutte le cose che l’allievo sa già, toglierle, e sostituirle con altre cose da fare: progetti o letture che lo stimolino. L’obiettivo è eliminare la noia”, aggiunge Renzulli.