Il Presidente della Duma Volodin consiglia ai paesi membri di uscire dalla UE
“L’unità europea sta fallendo” -“Se gli stati membri della UE oggi vogliono mantenere la sovranità e difendere gli interessi dei loro cittadini, hanno solo un modo che è quello di uscire dall’Unione Europea”. Parole forti che indicano chiaramente quale sia il reale pensiero del Cremlino sul sistema-euro.
Il Presidente della Duma Viacheslav Volodin, dal suo profilo Telegram, ha tuonato parole grosse e più che significative nei confronti dell’Unione Europea. Parole, che come potremo leggere qui sotto per poi analizzarle, esprimono chiaramente il giudizio – del tutto negativo – che al Cremlino hanno verso questa unione monetaria che tiene uniti 23 paesi diversi tra loro, esclusivamente tramite una moneta senza Stato.
Ecco la traduzione del post di Volodin:
L’Unità Europea sta fallendo.
Il Parlamento europeo sta approvando una profonda riforma Dell’Unione Europea.
Tra le decisioni approvate c’è l’abolizione del principio del processo decisionale solidale nelle decisioni più importanti.
In altre parole, si propone di rinunciare al diritto di veto dei membri dell’UE.
L’opinione dei singoli stati, e quindi dei loro cittadini, non sarà più presa in considerazione.
Come ha dimostrato la situazione con l’introduzione di sanzioni anti-russe, i paesi dell’Unione Europea non hanno unità in questa materia.
Pertanto, è necessario cercare altre forme di decisioni, abbandonando il principio esistente per anni.
I diritti di voto saranno tolti a milioni di persone in Europa.
I loro Stati perderanno definitivamente la sovranità.
Sorge la domanda: chi sarà responsabile nei confronti dei cittadini di un determinato paese in caso di aumento dei prezzi, disoccupazione, problemi nell’economia a causa delle decisioni prese senza tener conto delle loro opinioni?
Se gli Stati membri dell’UE oggi vogliono mantenere la sovranità e difendere gli interessi dei loro cittadini, hanno solo un modo che è quello di uscire dall’Unione Europea (*).
- “L’unità europea sta fallendo” – questo è un messaggio premonitore che qualora si avverasse potrebbe essere davvero il sogno liberatore di molti europei e di noi italiani su tutti. Alzi la mano, chi di noi non ha maledetto almeno una volta, in questi lunghissimi e tragici anni di appartenenza all’euro, il momento in cui ci siamo entrati (o meglio ci hanno fatto entrare…. visto che nessun passaggio democratico ebbe luogo all’epoca).
- “Il Parlamento europeo sta approvando una profonda riforma Dell’Unione Europea. Tra le decisioni approvate c’è l’abolizione del principio del processo decisionale solidale nelle decisioni più importanti. In altre parole, si propone di rinunciare al diritto di veto dei membri dell’UE. L’opinione dei singoli stati, e quindi dei loro cittadini, non sarà più presa in considerazione. Come ha dimostrato la situazione con l’introduzione di sanzioni anti-russe, i paesi Dell’Unione Europea non hanno unità in questa materia. Pertanto, è necessario cercare altre forme di decisioni, abbandonando il principio esistente per anni” – queste stilettate sono indirizzate direttamente al nostro premier Mario Draghi ed a quelli come lui (vedi il segretario del PD Enrico Letta)[1], che sentendosi franare il terreno sotto i piedi ed allergici alla democrazia, stanno cercando in tutta fretta di mettere in un cassetto, quello che è uno dei capi saldi su cui si fonda l’Unione, ovvero il principio dell’unanimità sulle decisioni più importanti e per quelle di politica estera.
Proprio nei giorni scorsi nel suo discorso al Parlamento di Strasburgo, l’uomo del Britannia, ha invitato tutti gli esecutivi a muoversi verso decisioni prese a maggioranza qualificata, abbandonando di fatto il diritto di veto che spetta ad ogni singolo Stato. [2]
E meno male che per tre decadi ci hanno ripetuto fino alla noia che i regolamenti europei erano come il Santo Graal, ovvero non potevano essere toccati!
Forse si sono dimenticati di dirci che solo per i cambiamenti nell’interesse dei popoli non potevano esserlo, mentre per l’élite lo sarebbero stati all’occorrenza.
Con l’operazione militare che Putin ha intrapreso in Ucraina, l’evidente spaccatura tra i vari paesi membri della EU ha fatto sorgere un bel problema in capo ai poteri che ci comandano. Questo perché non tutti i leader degli altri paesi europei sono completamente asserviti ad interessi ultra-nazionali più o meno nascosti, come lo sono invece quelli italioti. Alcuni di essi si sono messi contro, alla follia delle sanzioni verso la Russia ed al massiccio invio di armi ai militari ucraini, ritenendo le scelte scellerate e pericolose per le loro economie e per la sicurezza delle loro nazioni.
Oggi, con la tensione nei rapporti con la Russia che sta visibilmente salendo ed il ritorcersi contro delle sanzioni – causa di gravissimi danni ai nostri sistemi economici – la spaccatura tra i paesi membri si sta allargando sempre di più. Per questo Draghi ed i suoi soci vogliono correre immediatamente ai ripari. Comprendono bene, che il disegno predatorio delle élite – da loro fermamente sostenuto – possa essere messo in serio pericolo, qualora alla verità che già si sta facendo largo tra i popoli, si aggiunga il disallineamento tra i loro leader. Per questo l’unanimità, che un tempo era per loro la garanzia di mantenimento dello status-quo, oggi diventa l’ostacolo per le indispensabili (per loro) e scellerate (per noi), decisioni che servono a perseguire i loro progetti.
Per rendere chiaro il pensiero, basterebbe pensare a cosa accadrebbe di fronte ad una decisone di entrare in guerra contro la Russia e le parole di Draghi a Strasburgo, con le quali già pregusta una difesa comune, certamente non ci fanno dormire sogni tranquilli.
Oltre che a Draghi, queste parole parrebbero indirizzate a smuovere i tedeschi. Ovvero, quella parte numerosa del popolo teutonico, che sempre si è eretta ad estremo difensore di ogni tipo di cambiamento in questa Unione. Sappiamo bene che a Karlsruhe non hanno ancora digerito il famoso “whatever it takes” di SuperMario e tutti i programmi di acquisto conseguenti, che hanno messo la BCE su una strada senza ritorno, obbligandola di fatto a garantire i debiti pubblici degli stati membri finché morte non ci separi.
Insomma, al Cremlino se questa Unione Europea crollasse da un momento all’altro, non dispiacerebbe affatto; e che questo avvenga per mano degli oppositori tedeschi o per un risveglio improvviso del popolo italiano, per loro non fa differenza. Basta che avvenga!
In questa direzione vanno infatti interpretate le parole di Volodin, come, del resto, quelle di pochi giorni fa pronunciate in prima serata su Rete 4, a “Zona Bianca”, dal ministro degli esteri russo Sergei Lavrov.
La tesi per cui il Cremlino spinga e conti fortemente sul dissenso del popolo italiano per far crollare questa tragica unione monetaria, non è poi così tanto campata in aria.
Anzi, come ci fa notare il sempre attento Cesare Sacchetti sul suo blog, questi interventi parrebbero proprio frutto di una precisa volontà del Cremlino di avviare un dialogo proprio con il popolo italiano.
La Russia è alquanto consapevole che gli italiani non condividono affatto la suicida guerra economica e le pericolose ed aggressive dichiarazioni rilasciate dallo stesso Mario Draghi e dagli esponenti del suo governo contro Mosca.
Il solco che divide da una parte il popolo italiano e dall’altra il governo di Mario Draghi, sta diventando giorno dopo giorno una vera e propria trincea di guerra, dove si combatte contro l’arroganza del nostro premier non eletto, che ha di fatto posizionato il nostro paese alle spalle della Gran Bretagna, nella classifica degli Stati canaglia ferocemente russofobi.
- “I diritti di voto saranno tolti a milioni di persone in Europa. I loro Stati perderanno definitivamente la sovranità” – Volodin, tra i cambiamenti in arrivo in UE, prefigura anche una perdita del voto democratico per milioni di persone. Riguardo all’Italia, vorrei far presente al presidente della Duma che – pur essendo noi italiani, stati chiamati alle urne più volte negli anni passati – gli ultimi 7 presidenti del Consiglio sono stati tutti soggetti non eletti dal popolo. Quindi, al nostro riguardo, non occorre neanche che perdano tempo a togliercelo il diritto al voto. Tanto, per il valore che ha nella nostra apparente democrazia, possono tranquillamente lasciare le cose così come stanno.
Anche per quanto riguarda la perdita della Sovranità, siamo già a buon punto del lavoro, non credo che nel belpaese ci sia rimasto ancora qualcosa di sovrano.
- Sorge la domanda: chi sarà responsabile nei confronti dei cittadini di un determinato paese in caso di aumento dei prezzi, disoccupazione, problemi nell’economia a causa delle decisioni prese senza tener conto delle loro opinioni? – la presente domanda, direi retorica, che Volodin rivolge ai popoli europei, mi ha sorpreso e reso felice allo stesso tempo. Abbiamo la conferma che al Cremlino capiscono di economia e sono pienamente coscienti che fenomeni quali il livello dei prezzi, l’inflazione e la disoccupazione, sono tutti temi che debbano essere gestiti dalla politica fiscale dei governi.
Politica fiscale e responsabilità di governo, guarda caso, sono proprio i due elementi essenziali che da tempo memorabile, mancano a Palazzo Chigi. Volodin dimostra di non parlare a caso.
Chi sarà il responsabile nei confronti dei cittadini, si chiede Volodin, certamente non può esserlo Draghi che risponde a tutti tranne che agli italiani.
Le priorità di Draghi sono ben altre, rispetto al benessere del suo popolo, come:
Accertarsi che JP Morgan o Morgan Stanley ricevano puntualmente il pagamento delle scommesse vinte sui derivati di Stato – assicurarsi che la Corte dei Conti non intralci l’esborso ai Benetton, della vergognosa cifra di 9,3 miliardi di euro, per aver gestito in modo irreprensibile le nostre autostrade [3]
Attivarsi affinché i nostri oligarchi dell’energia continuino indisturbati ad intascare i loro colossali profitti, derivanti dalla speculazione sulla pelle di famiglie ed imprese ecc..
Mentre al popolo italiano è riservata una bella elemosina da 200 euro una-tantum, dopo averci raddoppiato la bolletta, portato la benzina a 2,30 euro, nonchè costretti a vivere perennemente tra l’essere precari oggi e disoccupati domani.
Ma ecco la frase finale, il consiglio, l’invito, o comunque lo volete interpretare:
Se gli Stati membri dell’UE oggi vogliono mantenere la sovranità e difendere gli interessi dei loro cittadini, hanno solo un modo che è quello di uscire dall’Unione Europea