Il nostro grano arriva dal Canada non da Ucraina e Russia.
Perché non dipendiamo dal grano russo e ucraino
Stando ai dati pubblicati dall’Istat-Ismea (consultabili qui), la grande produzione russa e ucraina di grano in Europa contribuisce a soddisfare appena il 2% del fabbisogno italiano. Noi importiamo grano duro per il 46% dal Canada, il resto viene da altri Paesi europei e in dettaglio: l’8% dalla Grecia, il 7% dalla Francia e il 3% dal Kazakistan. Un altro 7% arriva dagli Usa, il grano americano e quello canadese hanno rese energetiche, nutritive e capacità di resistenza a patologie della pianta molto superiori a quello italiano. Se ci si sposta sul fronte del grano tenero, dall’Ucraina importiamo appena il 3% del frumento, il resto del fabbisogno è coperto da queste importazioni: 23% Ungheria, 16% Francia, 12% Austria, 6% Germania, 5% Germania. Il compato cerearicolo per il quale l’Italia è maggiormente dipendente dall’Ucraina è quello del mais (13%) usato prevalentemente per l’allevamento. Il frumento russo e ucraino è destinato soprattutto a diversi Paesi africani (dove già si parla di carestia e di interi popoli ridotti alla fame), a Egitto, Turchia, in misura maggiore della nostra ad altri Paesi europei. Chiediamoci perciò se ci dicono il vero quando troviamo che un pacco di pasta al supermercato costa molto di più di prima perché si combatte in Ucraina.
Grano italiano d’eccellenza: no
L’altra vulgata sbagliata è quella di un’Italia che si da alla sussistenza (parola già brutta perché evoca scenari di povertà) coltivando il proprio grano che sarebbe di qualità superiore a quelli esteri. Non è mai stato così, e in questo speciale abbiamo spiegato, dati alla mano, perché. Svelando anche quali marchi italiani di pasta usano davvero 100% di frumento coltivato in Italia. Qui invece la prima parte della storia di tutte le manipolazioni genetiche che ha subito il grano in Italia, e qui la seconda su come arriva fino a noi con i valori nutrizionali di oggi.