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Il Milan di Conceicao ribalta pronostico e Inter nella finale di Supercoppa Italiana

La prima volta che metterà piede a San Siro lo farà già con un trofeo tra le mani. Due partite, due vittorie (in rimonta contro Juventus e Inter) e una Supercoppa Italiana che scaccia via i brutti pensieri. In una settimana non puoi pensare di stravolgere il piano tecnico-tattico della squadra, ma puoi agire entrando nella testa dei giocatori. Ed è quello che ha fatto Sergio Conceicao con il Milan: piccoli input, ma efficaci. TheoPulisic e Abraham (e un Leao incontenibile dalla panchina) ribaltano l’Inter (da 2-0 a 2-3) e il pronostico di una partita che, almeno sulla carta, pareva scontato, soprattutto dopo le due reti di Lautaro e Taremi. Una lezione di fame agonistica e carattere, Conceicao nel prepartita era stato chiaro: “In mezzo alle difficoltà dobbiamo prenderci le nostre responsabilità“. Detto, fatto.

Hernandez e Leao: chi era in discussione ha fatto la differenza
Criticati e messi in discussione, Theo Hernandez e Leao fanno finalmente la differenza in questa stagione, soprattutto in una gara decisiva con un trofeo in palio. Il primo non aveva mai segnato né servito un assist in un derby: a Riad ha stravolto la narrativa, accendendo la miccia di una rimonta storica. Poi, la prova di maturità, da capitano. Non tanto sul campo, quanto nelle dichiarazioni a fine gara: “Se Fonseca è andato via, non è solo colpa sua. È anche colpa nostra”. Il talento portoghese, per via di qualche acciacco fisico, è partito dalla panchina: il suo ingresso, ha spaccato la partita in due. Per una notte, Leao è tornato a fare il vero Leao, quello in grado di dominare la fascia e gli avversari. Pulisic, ancora una volta, si conferma l’uomo in più di questo Milan. Imprescindibile e imprevedibile. Come nel derby vinto in campionato, anche in Supercoppa il Milan fa uno sgambetto all’Inter con i 4 attaccanti. E con lo scherzetto nel finale, di Tammy Abraham.

L’Inter è l’avversario di sé stesso
Era indubbiamente la favorita, per la qualità della rosa e per quanto dimostrato sul campo. In vantaggio di due gol, l’Inter si è sgretolata in pochissimo tempo. Dal 2-0 al 2-3 in 40 minuti. Prima Gabbia in campionato, ora l’ex Roma a Riad: i nerazzurri perdono il secondo derby della stagione e sempre nel finale di gara. Dopo il doppio vantaggio, l’Inter ha smesso di giocare: si è “seduta” e ha aspettato. E il Milan ha punito. Lautaro torna al gol, ma poco è servito. Una “sconfitta dolorosa”, così l’ha definita Simone Inzaghi nel postpartita. “Di opportunità ne abbiamo avute, ma gli episodi cambiano le partite e non siamo stati bravi a gestire. Il Milan non ha smesso di crederci, merito loro”, ammette il capitano nerazzurro. C’è una verità da cui Inzaghi non può scappare, e contro il Milan è arrivata la conferma: se c’è un avversario che l’Inter deve temere è l’Inter stessa. Ma quindi, l’hanno vinta i rossoneri o l’hanno persa i nerazzurri? Il Milan ha dimostrato maggiore compattezza nei momenti decisivi e voglia di riprendersela, l’Inter – ingenuamente – non è stata in grado di tamponare l’ondata del diavolo. E per una grande squadra come quella di Inzaghi che ambisce al massimo in tutto, non è ammissibile.

La prima in rossonero di Conceicao
Veni, vidi, vici. Partiamo da una statistica: Sergio Conceicao è l’allenatore del Milan che ha impiegato meno partite (due) per vincere un trofeo nella storia del club rossonero tra tutte le competizioni dal 1929/30. Non solo: il portoghese è il primo allenatore straniero a vincere un trofeo alla guida del Milan tra tutte le competizioni a partire da Nils Liedholm nel 1978/79. In 3 giorni i rossoneri rinascono due volte, sempre dopo l’intervallo: “Un allenatore deve gestire e cambiare cose, fa parte del mio lavoro e per questo mi pagano”. Poca filosofia e chiacchiere ma tanta pratica: da qui il Milan deve riprendere il cammino. Intanto, Conceicao festeggia negli spogliatoi il suo 13esimo trofeo in carriera, a modo suo. Sigaro in bocca, qualche passo di danza e tanta allegria. Come ai tempi del Porto. Se questa reazione d’orgoglio è un semplice fuoco di paglia lo dirà solo il tempo. Il presente parla chiaro: il Milan è supercampione. È il primo trofeo dell’era Cardinale e il 50esimo nella storia del club. Ripartire da Riad: con una coppa e un Sergio Conceicao in più.