Goran Dragic, il canestro della discordia
Esistono delle regole non scritte in NBA, semplici da seguire e limite inviolabile da non valicare per non far arrabbiare gli avversari. Quando una squadra è ampiamente in vantaggio e il tempo sta scorrendo per porre fine ai 48 minuti, se il margine del possesso è superiore a quello sul cronometro generale della sfida, non si attacca ma si attende che suoni la sirena. Alla squadra in vantaggio si lascia la possibilità di rendere meno pesante il parziale, mentre chi è in vantaggio preferisce sempre non infierire con l’avversario. In trasferta poi, con il pubblico molto attento anche a queste dinamiche, è una precauzione a cui fare ancora più attenzione. Una lunga premessa per raccontare quanto abbia lasciato interdetti la scelta fatta da Goran Dragic, unico All-Star sul parquet nel finale della sfida tra Miami e Philadelphia, vinta dalla squadra della Florida che ha strappato il fattore campo ai Sixers. I fatti: la squadra di casa, sotto di 11 punti, batte la rimessa con soli 10 secondi sul cronometro per rendere meno pesante lo scarto, andando dall’altra parte e segnando con Covington la tripla del 111-103. Somma totale: 214 punti, tre in meno rispetto a gara-1. I bookmaker, per settare il limite della soglia under/over delle scommesse, avevano fissato 215. Insomma, tutti i soldi puntati sugli under in quel momento valevano ancora una quota vincente per gli appassionati che avevano investito prima della palla a due. Tutti si sarebbero aspettati che gli Heat a quel punto palleggiassero per qualche istante, vedendo suonare la sirena per chiudere le ostilità rinunciando all’ultimo attacco. Dragic invece, particolarmente incattivito dalla situazione, ha preso il pallone dopo la rimessa ed è partito a tutta velocità dall’altra parte, andando ad appoggiare al ferro i punti 19 e 20 della sua partita, beccandosi in risposta le urla del pubblico imbufalito per la scelta. Saranno iniziate a fischiare le orecchie alla point guard slovena, visto che anche a Las Vegas la sua giocata ha mandato in fumo un bel po’ di scommesse: somma punti totale 216, giusto uno in più rispetto ai 215.5 a cui era fissata la soglia che li avrebbe fatti vincere. Una decisione insomma che ha scontentato tutti, ma chissà, magari Dragic aveva puntato con qualcuno sui suoi 20 punti finali. Basta non dirlo a quelli di Las Vegas.