Giulia Tramontano, un anno fa l’omicidio. Impagnatiello: ‘Giulia si è voltata e l’ho colpita al collo”Non so quanti colpi ho inferto’.
‘Non so quanti colpi ho inferto’. In aula presenti i familiari della giovane
(ANSA) Giulia stava preparando qualcosa per sè quando sentii un piccolo lamento, si era fatta male a un dito.Di fronte al divano, c’è un mobile con un cassetto in basso con dentro i medicinali di cui faceva uso Giulia ed anche cerotti. Le chiesi cosa fosse successo, ma non mi rispose. Lo chiesi di nuovo, ero a pochi metri da lei, e continuava a non rispondermi. Come se non esistessi. Ero totalmente invisibile ai suoi occhi. Mi ignorava”. Erano circa le 19.45.Così Alessandro Impagnatiello, nel corso dell’interrogatorio del processo che lo vede imputato, ha ripercorso il momento in cui ha ucciso la sua fidanzata Giulia Tramontano. La 29enne, al settimo mese di gravidanza ha perso la vita esattamente un anno fa, il 27 maggio del 2023, nella sua abitazione a Senago nel Milanese.
“Mentre lei era abbassata” per cercare nel sacchetto dei farmaci “vado verso la cucina, – ha aggiunto – vedo che c’era questo coltello con cui stava tagliando delle verdure, mi sono piazzato immobile alle sue spalle, in attesa che si rialzasse per tornare in cucina. La colpii, all’altezza del collo. Ma non so quanti colpi, è una informazione che non ho mai avuto. L’ho saputo dalla tv”.E rispondendo a una domanda precisa ha detto: “Si è voltata verso di me”. I due si sono guardati in faccia e poi i fendenti. Dopo l’omicidio “era come se cercassi di nascondermi e di nascondere tutto ciò che si era manifestato quella sera. Quindi, avvolto completamente da uno strato di insensata follia, di illogica, di pazzia totale, tentai di far sparire letteralmente sparire il corpo di Giulia”.”Tentai di dare fuoco al corpo di Giulia – ha spiegato, ricostruendo i minuti successivi al delitto -, utilizzando prodotti infiammabili per fare le pulizie”. L’uomo ha riferito di aver cercato di bruciare per tre volte il corpo di Giulia, volendo “renderla cenere”. Ha poi riferito “di aver pulito l’appartamento usando “sgrassatori, ma non candeggina” per non lasciare tracce del suo tentativo di cancellare i segni dell’omicidio.Raccontandone i dettagli, l’ex barman ha risposto “assolutamente no” quando gli è stato chiesto dal pm Alessia Menegazzo se qualcuno lo abbia aiutato ad uccidere la 29enne o a nascondere il cadavere.Impagnatiello, ricostruendo poi gli spostamenti del cadavere, li ha definiti “senza alcuna logica. Un susseguirsi di cantina, box e box e cantina”.L’uomo ha anche specificato che il delitto è avvenuto tra le 19.30 e le 20 e che “successivamente, saranno state le 21- 21.30 in mezzo a tutte queste azioni veramente ipnotiche, confusionali, c’era una parte di me, una minuscola parte di me, che era viva e cercava aiuto”. Era come se quella parte “cercasse di essere vista da qualcuno – ha aggiunto – perché spostare il suo corpo per quattro rampe di scale in una palazzina dove ci sono famiglie, era come se cercassi di fare in modo che qualcuno mi vedesse, mi scoprisse, mi fermasse, chiamasse la polizia e interrompesse tutto”.
“Il cellulare di Giulia l’ho gettato assieme ai documenti e alle carte di credito nel tombino” nel parcheggio del McDonald’s, “dove io lascio il motorino per andare al lavoro” in metro, ha poi spiegato. Impagnatiello ha ammesso di aver tentato di sviare le indagini: “I messaggi che mandavo a Giulia erano lettere di addio, era quella parte di me che non credeva a ciò che era successo. Una parte di me che contrastava con quella che aveva agito senza controllo quella sera”. “Ho somministrato il veleno per topi a Giulia mentre dormiva, qualche chicco, per due volte nella prima metà di maggio. Ma non per farle del male, ma per provocare un aborto” ha spiegato poi l’imputato. “Non è stata una cosa continuativa. È avvenuto a maggio e in due occasioni, a distanza breve” ha aggiunto. Al pm Alessia Menegazzo e al presidente della Corte d’Assise di Milano Antonella Bertoja, che hanno fatto notare come la sua versione contrastasse con l’esito degli accertamenti scientifici e con l’istruttoria dibattimentale, in base ai quali è emerso che il veleno sarebbe stato somministrato da parecchio tempo prima, Impagnatiello ha ribadito: “Non è stata una cosa continuativa. Ho somministrato il veleno a maggio, in due occasioni, a distanza breve. Mentre dormiva con la bocca semichiusa per due volte le ho appoggiato un chicco” sulla lingua.”Nella mia testa si è creata una spaccatura tale che non capivo più nulla. Giravo per casa, sono uscito, vagavo attorno all’abitazione, fumavo cannabinoide, cercavo di mangiare, ma non sono riuscito, mi sono fatto una doccia”. Così Impagnatiello ha poi descritto come ha trascorso le circa due ore in cui, il pomeriggio del 27 maggio di un anno fa, ha atteso il rientro a casa di Giulia Tramontano, che aveva incontrato poco prima la ragazza con cui era impegnato in una relazione parallela.
Le due donne gli avevano chiesto di incontrarsi sul posto di lavoro, ma lui non volle assolutamente. “Chiesi di vederci il giorno dopo fuori dal lavoro, perché quello era un ambiente dove avevo responsabilità con i dipendenti, ci tenevo alla mia immagine. Sarebbe stata una umiliazione sul posto di lavoro che sarebbe scaturita dalla mia vita privata, e avrebbe fatto crollare la mia immagine. Era una cosa che non riuscivo a sopportare”. “La persona che ero in quel periodo non è quella di oggi. Questo processo mi sta aiutando a mettere a posto dei punti che avevo sparsi, dei tasselli confusi. Ora posso parlare della reale verità, oggi sono una persona lucida”. Questo, poco prima l’esordio di Impagnatiello. Ricostruendo la loro relazione, ha affermato: “Io a Giulia non ho mai fatto credere di essere pazza. Avevo costruito un castello di bugie in cui io stesso sono annegato”. “Veleno mortale fatto in casa”, “cloroformio”, “ammoniaca feto”, “veleno per topi”. Sono queste alcune delle parole cercate sul web da Alessandro Impagnatiello, ripetute da un investigatore chiamato a deporre oggi in aula.Il comandante della squadra omicidi dei carabinieri di Milano, Giulio Buttarelli, sentito prima dell’interrogatorio dell’imputato, ha illustrato l’esito delle analisi sui telefoni e gli altri dispositivi, come un tablet, di Giulia e Impagnatiello. E da parte dell’uomo sono emerse ricerche, già nel dicembre 2022, che confermano come fin da subito, dopo aver scoperto dell’arrivo del bimbo, avesse preparato l’omicidio.
Ha poi ricordato i messaggi che Giulia e la giovane donna con cui l’uomo aveva una relazione parallela si sono scambiate poco prima dell’omicidio. Inoltre, la notte del 27 maggio dell’anno scorso, dall’esame dello smartphone di lui – quando già aveva accoltellato Giulia e si trovava sotto casa dell’altra donna in attesa che tornasse dal lavoro – è risultato stesse guardando i risultati delle partite di calcio, in particolare Atalanta-Inter. Nell’aula – davanti alla quale già dalle 8.30 c’era una fila di giornalisti e curiosi – sono presenti anche i familiari della vittima, tra cui la mamma Loredana e la sorella Chiara, che si sono strette in un forte abbraccio. Presenti anche il fratello Mario e alcuni cugini. Giulia sarà ricordata stasera a Senago, con una commemorazione aperta a tutta la cittadinanza organizzata dal Comune e dalla Comunità Pastorale San Paolo Apostolo. “Nel giorno dell’anniversario della morte di Giulia e Thiago Tramontano – ha fatto sapere l’amministrazione comunale – il Comune di Senago e la Comunità Pastorale San Paolo Apostolo Senago organizzano un momento di commemorazione presso la “Panchina Rossa” al Parchetto di via Pacinotti / via Padova”. L’appuntamento è dalle 20:45 aperto “a tutta la Cittadinanza, alla presenza delle autorità cittadine e religiose”.