Fotovoltaico, la Svizzera mette il piede sull’acceleratore. Claudio Caccia, Swissolar: «Non perdiamo tempo»
Il 2022 è stato un anno record per il fotovoltaico. Si stima infatti che solo l’anno scorso sia stata installata una potenza superiore ai 1000 MW, ovvero l’equivalente di una centrale nucleare.
da Moneymag
Anche se i numeri definitivi non ci sono ancora, le stime indicano che il 2022 è stato un anno da record per i pannelli fotovoltaici. La Svizzera e i suoi cittadini hanno preso seriamente le questioni che hanno caratterizzato l’anno appena conclusosi: guerra in Ucraina, rincaro dei prezzi energetici e soprattutto la penuria di acqua che ha colpito i bacini alpini la scorsa estate, hanno evidenziato le debolezze del Paese. Fragilità che anche l’ex consigliera federale Simonetta Sommaruga nelle sue affermazioni aveva spesso sottolineato: l’aggressione russa ha messo in luce la necessità da parte della nazione di liberarsi dalla dipendenza di petrolio e gas naturale provenienti dalla Russia, ma anche dagli altri Paesi. Ecco che allora sempre più cittadini, grazie agli incentivi erogati da Confederazione, Cantoni e spesso anche Comuni, hanno optato per rendere la propria abitazione più efficiente dal punto di vista energetico, prediligendo l’installazione dei pannelli fotovoltaici.
E per chi dice che in Svizzera non c’è abbastanza sole, i dati mostrano che sul territorio elvetico, l’irraggiamento solare annuo è compreso fra 1050 e 1550 kilowattora, ovvero è 200 volte superiore all’energia consumata in tutto il Paese.
Il potenziale di produzione di energia solare su tetti e facciate dunque è davvero molto alto, tanto è vero che se fosse sfruttato appieno, si potrebbe coprire la metà dell’intero consumo di energia elettrica in Svizzera. «Nel 2022 – spiega Claudio Caccia, responsabile Swissolar per la Svizzera italiana – è stato prodotto con il solo fotovoltaico circa il 7% del fabbisogno di consumo elettrico nazionale. Può sembrare poco, ma alcuni anni fa non raggiungeva nemmeno l’1%, talmente irrilevante da non comparire nei grafici».
Con esattezza non si conoscono ancora i numeri esatti: le statistiche nazionali saranno pronte per la prossima primavera, mentre per quella cantonale, elaborata dalla Supsi su mandato del Cantone bisognerà aspettare maggio. Tuttavia «dai sondaggi condotti nel corso dell’anno – racconta – è emerso che è stato un anno da record, il quinto di fila. Si stima, infatti, che in Svizzera sia stata installata una nuova potenza di fotovoltaico superiore ai 1000 megawatt (MW), ovvero l’equivalente di potenza di una delle centrali nucleari che abbiamo attualmente in servizio. La produzione tuttavia non corrisponde all’energia prodotta con il nucleare, perché il fotovoltaico produce energia soltanto di giorno. Nell’anno che si è appena concluso, con questo sistema.
Caccia, quanto riesce a coprire l’energia fotovoltaica prodotta su suolo elvetico?
«Considerando un’economia domestica media, con un consumo di circa 4’000 kilowattora all’anno, la produzione attuale complessiva equivale al consumo elettrico medio annuo di più di un milione di economie domestiche in tutta la Svizzera. Spesso il fotovoltaico viene installato in concomitanza di altri lavori di ristrutturazione: come l’ammodernamento del tetto, la sostituzione dell’impianto di riscaldamento o l’isolamento delle pareti. Rappresenta dunque uno degli elementi necessari per il rinnovamento energetico degli edifici esistenti o rispettivamente delle nuove costruzioni e secondo una mia stima nel 2022 le installazioni dei pannelli solari hanno generato un indotto di circa 2 miliardi di franchi».
Installazione di pannelli fotovoltaici e batteria: anche nel 2022 è proseguito questo trend?
«Sì, la tendenza è stata ancora quella. Molti, sopratutto privati con piccoli impianti, aggiungono all’impianto fotovoltaico anche una batteria, poiché desiderano di essere più autonomi, anche se di fatto rimangono allacciati alla rete elettrica. Viene scelta perché risponde alla richiesta di molte persone di voler usufruire dell’energia prodotta durante il giorno anche la sera, anziché acquistarla dall’azienda elettrica. Con una batteria c’è un maggiore autoconsumo».
Cosa conviene di più?
«La tariffa di ripresa dell’esubero dell’energia prodotta da fotovoltaico immessa in rete, è legata alle decisioni delle aziende elettriche, ma dipende anche dal costo dell’energia elettrica che l’azienda stessa vende ai clienti. Nel 2023, come previsto, ci saranno dei forti aumenti. E questo trascina verso l’alto anche il prezzo della tariffa di ripresa dell’esubero fotovoltaico immesso in rete. Dal punto di vista puramente economico, secondo noi, in molti casi non conviene installare una batteria: l’esubero che viene messo in rete, è remunerato con una tariffa che copre e supera i costi di produzione»
Fino a qualche anno fa gli impianti installati erano di dimensioni più piccole. Ora si procede invece verso quelli di grandi dimensioni. Perché?
«Clienti e ditte optavano per degli impianti medio o piccoli con l’idea di ottimizzare l’autoconsumo. Questo perché l’orientamento era indirizzato all’autoconsumo. Un impianto più grande, produce di più, ma diminuisce l’autoconsumo, poiché l’energia messa in rete è maggiore. Ora molti committenti decidono, invece, di coprire tutta la superficie disponibile, di tetto o di facciate. Non contano più parametri come l’economicità immediata, perché parallelamente si stanno evolvendo anche altri segmenti di consumo elettrico, come la mobilità. È un peccato dimensionare un impianto utilizzando soltanto una porzione del tetto, è meglio valorizzare tutta la superficie disponibile fin da subito»
Al netto dell’investimento e della manutenzione, l’energia fotovoltaica costa di più?
«No, costa di meno. Per esempio, realizzando un impianto fotovoltaico paradossalmente senza autoconsumo e con la totalità della produzione messa in rete, l’esubero che mi viene riconosciuto economicamente, è di più di quanto costa al produttore. In cifre, si parla di una rimunerazione che nel 2023 ammonterà a circa 15 centesimi per ogni kilowattora messo in rete.
Inoltre, dall’investimento lordo per l’installazione dell’impianto, vanno dedotti gli incentivi federali, cantonali – in Ticino sono cumulabili con quelli federali – e a volte anche comunali. Aggiungendo poi la deduzione fiscale a favore dell’efficientamento energetico o dell’uso di energie rinnovabili, risulta che la corrente prodotta con il fotovoltaico costa all’incirca 10 centesimi al kilowattora, di gran lunga al di sotto della tariffa applicata nel 2023 dall’azienda elettrica. Considerati infatti le ulteriori tasse e i contributi vari, si superano i 25 centesimi al kilowattora. Installare il fotovoltaico oggi, anche su piccola scala, permette la produzione di energia a un costo più concorrenziale rispetto ad altri sistemi»
Se un cittadino oggigiorno volesse installare i pannelli sulla propria casa, quali sono i passaggi da seguire, anche per evitare delle fregature?
«Consigliamo sempre di affidarsi ad aziende di comprovata esperienza. Sul nostro sito si trova un l’elenco dei cosiddetti “Professionisti del solare” di Swissolar, in base alla zona e al tipo di prestazione. Inoltre, suggeriamo di contattare più di un’azienda per chiedere referenze: per esempio domandando se abbiano realizzato impianti nei dintorni della zona in cui si abita».
Nei mesi scorsi la produzione è stata contraddistinta da problemi sulle catene di approvvigionamento, soprattutto per via della guerra in Ucraina e per la politica zero Covid in Cina. Qual è ora la situazione?
«La produzione in Svizzera è molto scarsa. Sono rimasti solo piccoli produttori di moduli fotovoltaici per settori di nicchia, di alta qualità e ad elevato valore aggiunto. A ritardare le installazioni sono soprattutto gli inverter, che consentono di trasformare la corrente continua dei moduli in corrente alternata. Tuttavia, la problematica non riguarda soltanto il settore del fotovoltaico, ma in generale quelli tecnologici, come per esempio quello delle automobili».
Quanto bisogna aspettare?
«Nel fotovoltaico, considerato l’enorme aumento che c’è stato sul mercato bisogna attendere tra i 2 e i 5 mesi dall’ordine. Poi dipende dal prodotto scelto e dal fabbricante. Inoltre la situazione cambia anche a seconda delle singole aziende: alcune si sono mosse preventivamente facendo magazzino e riescono a consegnare in minor tempo ai clienti. Altre, ovvero la maggior parte, dato che fanno ordini in base agli ordini, devono aspettare un po’ di più».
La guerra in Ucraina ha insegnato molto, non sarebbe meglio riportare una quota di produzione in Europa per evitare questi colli di bottiglia?
«A livello europeo e anche svizzero si sta ragionando su cosa può fare per riportare nel continente almeno una parte di questa industria, ormai strategica. Non riguarda però solo il settore del fotovoltaico, ma anche la fabbricazione di circuiti integrati di cui oggi siamo dipendenti dalla Cina e da Taiwan. Proprio in questi giorni gli Stati Uniti stanno facendo progettando una produzione di questi componenti in Messico, per essere meno vulnerabili e non avere questi intoppi in un mercato in continua espansione. I ritardi vanno poi inseriti nel contesto di un mercato che è cresciuto molto: l’anno scorso in Svizzera è stato installato il 50% dei pannelli fotovoltaici in più rispetto all’anno precedente, già considerato un anno da record».
In che direzione si andrà adesso?
«Sul tavolo ci sono diversi temi: uno fra tutti la produzione invernale. In Svizzera sta crescendo la produzione di energia con fotovoltaico, ma non è ancora sufficiente. Alcuni cantoni, tra cui Ticino e Grigioni, ma anche la Confederazione, in aggiunta agli incentivi erogano anche dei bonus per un impianto più produttivo durante l’inverno, ovvero con dei moduli inclinati.
Un altro tema che si sta sviluppando riguarda grossi centrali fotovoltaiche, come per esempio in ambito alpino o di vario genere, e questi sono sostenuti dalla Confederazione sotto forma di un iter di pianificazione più semplice. Tornando indietro nel tempo, per l’impianto eolico del Gottardo ci sono voluti vent’anni prima della sua realizzazione, ora non possiamo permetterci di perdere altrettanti senza sfruttare questi alti potenziali. Infine, si sta discutendo di costituire delle cosiddette comunità elettriche virtuali, nella quale si possa vendere l’elettricità al proprio vicino. Attualmente uno scenario non possibile per legge interessante, per via delle tasse di trasporto per l’utilizzo della, ma in futuro si spera che sia possibile usufruire di queste soluzioni».
La Confederazione sta facendo abbastanza?
«Gli aiuti sono importanti, ma a mio parere il miglior incentivo sarebbe quello di garantire una tariffa di ripresa dell’esubero immesso in rete adeguata. Se così fosse, non ci sarebbe più bisogno dell’incentivo iniziale e il mercato aumenterebbe notevolmente».
Per quanto riguarda la manodopera, anche nel vostro settore è aumentata la richiesta di personale qualificato?
«In Svizzera sono diverse migliaia le persone impiegate nel settore, ma complice lo sviluppo che c’è stato e il continuo crescere delle richieste, sarà necessario incrementare il personale qualificato. Si è dunque deciso di sviluppare due nuovi apprendistati a partire dal 2024, anche nella Svizzera italiana, per sopperire alla mancanza di personale. L’idea è nata da un’indagine svolta tra le aziende del settore, oltre all’intento di voler dare un ruolo attivo ai giovani nella transizione energetica».
Quali sono le figure più ricercate?
«Ce ne sono molte. Per ogni impianto fotovoltaico serve un o una progettista, chi si occupa dei lavori amministrativi e infine naturalmente dei tecnici per l’installazione vera e propria. Ci sono poi figure che si occupano di servizi aggiuntivi: per esempio l’ottimizzazione dell’autoconsumo, la realizzazione di raggruppamenti ai fini del consumo proprio, l’installazione di sistemi di ricarica per veicoli elettrici, ecc.».