Emanuela Orlandi, la lettera trovata dalla madre (“Caro Pietro sei bugiardo) e l’ipotesi Opus Dei
Chi ha scritto la lettera su Emanuela Orlandi trovata nella cassetta della posta dalla madre Maria Pezzano e indirizzata al fratello Pietro? Se da una parte l’inchiesta vaticana prosegue spedita (e quella della commissione parlamentare d’inchiesta punta a far luce su eventuali azioni compiute da apparati dello stato e dalla magistratura e se vi siano stati omissioni o depistaggi), dall’altra c’è una lettera inviata alla famiglia della giovane (scomparsa 40 anni fa all’età di 15 anni) dove vengono condannate le “vergognose allusioni” di Pietro Orlandi su Papa Giovanni Paolo II (proclamato santo nel 2014).
Una lettera che il Corriere della Sera ha affidato a una grafologa giudiziaria (Monica Manzini) per avere una analisi scientifica della missiva. Un testo che inizia con “Caro Pietro, se un bugiardo e lo sai!” e si chiude con una firma di comodo (“Saluti, Luciano Dei”). Un messaggio scritto, secondo il quotidiano milanese, da una persona volitiva, “di alti ideali”, con “una buona oratoria”.
“Dalla grafia non è possibile stabilire con ragionevole certezza sesso ed età, anche se propenderei per una persona adulta di sesso maschile” spiega la dottoressa Manzini che aggiunte: “Quasi certo, invece, è che si tratti di un soggetto portatore di alti ideali, come si evince dai prolungamenti superiori elevati delle “t”, idealità che entrano però in conflitto con una certa pragmaticità, evidenziata dalla pressione esercitata con la penna sul foglio e dalle dimensioni delle lettere della zona centrale, di media grandezza”.
Una missiva rivolta da una “persona ben informata all’interno della Santa Sede”, che utilizza un tono vagamente paternalistico: “Hai complicato le cose…” è una frase rivolta a Pietro Orlandi, e tutta da interpretare.
Sarebbero tre le ipotesi accreditate: la prima è relativa a una lettera che proviene da una personalità che ha un ruolo preciso nell’indagine di recente aperta dalla Santa Sede; la seconda riguarda invece l’autore del testo. A scriverla potrebbe essere stato un ecclesiastico sentito come testimone dal procuratore Diddi, con un’ulteriore possibilità: che quel “Dei”, oltre a un’indicazione sul mondo di provenienza, rappresenti un riferimento alquanto esplicito all’Opus Dei, organizzazione più volte chiamata in causa in snodi importanti della vicenda Orlandi nei quasi 40 anni trascorsi dal 22 giugno 1983; la terza è quella che ipotizza un prelato residente.