Dopo lo strappo di Calenda il centrosinistra è sotto il 30%, l’alleanza Calenda-Renzi può superare il 10%
Quanto impatta chi dice addio al Pd e all’alleanza di centrosinistra? «Una compagine con dentro Pd, + Europa, Verdi e Sinistra italiana — risponde Antonio Noto di Noto sondaggi — può ambire al 26% e sarebbe assai lontana dal centrodestra. Difficile la rimonta sul centrodestra con Calenda, figurarsi senza Azione».
Anche Lorenzo Pregliasco di You Trend, è dubbioso sulle sorti delle coalizioni di centrosinistra. «Premessa: intanto non sappiamo come finirà perché a oggi è tutto più che surreale. Detto questo, si tratta di uno strappo subito dal Pd che segue lo strappo del M5S. Il Nazareno si ritrova con una mini coalizione Pd-Più Europa-Sinistra e Verdi. Non solo l’alleanza è eterogenea, per le note differenze programmatiche, ma ha anche un perimetro ristretto».
Di parere avverso Carlo Buttaroni di Tecné che trova una certa coerenza nella coalizione di centrosinistra, adesso che non sarà più presente il leader di azione. «A questo punto la nuova coalizione di centrosinistra assume un perimetro di tipo socialista, su cui si può riconoscere tutto l’elettorato di centrosinistra». Dopodiché, insiste Buttaroni, «un dato dovrebbe far riflettere: a oggi solo il 31,8% dell’elettorato sa chi votare. Un elettore su tre è orientato, il resto è un mare aperto. Segno che è tutto in evoluzione».
È in evoluzione anche la prossima mossa di Calenda. Quanto sposterà il leader di Azione? Pregliasco non ha dubbi: « Appare un leader poco coerente, poco credibile, sia da destra sia da sinistra. Oggi fa più fatica a togliere consensi al centrodestra perché fino a un’ora fa stava con il Pd, e anche al centrosinistra perché viene visto come un partner inaffidabile. Aggiungo che c’è il problema delle firme. Tanti auguri, allora, perché è il 7 agosto». Noto invece sostiene che il leader di Azione parte da una base del 7%. «È stato abile — osserva —a tenere l’Italia sospesa per diversi giorni. Potrebbe far male non solo al Pd ma anche a Forza Italia. Bisogna solo capire cosa farà: andrà in coalizione con Renzi? Farà una lista unica con il leader di Italia viva? Azione e Italia viva potrebbero potenzialmente superare il 10%».
Anche per Buttaroni l’asse Renzi-Calenda avrebbe margini per oltrepassare la soglia del 10%, anche perché «rappresenterebbe uno schema politico coerente». E sempre in quell’area c’è una certa curiosità sui centristi del centrodestra, la cosiddetta «area draghiana» rappresentata da Giovanni Toti e Maurizio Lupi. Quanto porterà in dote alla coalizione di Berlusconi, Salvini, Meloni? Secondo Noto, «può superare il 3%». Mentre per Pregliasco «quell’area è in diretta competizione con Forza Italia e difficilmente potrà allargare. Come fai a essere draghiano nella stessa coalizione in cui si trovano partiti che hanno sfiduciato Draghi?». Stessa posizione di Buttaroni: «Sposta pochissimo. In questo momento per 7 italiani su 10 la priorità è rappresentata dal caro bollette e da come fare la spesa, non certo dall’agenda Draghi che viene percepito come qualcosa che contiene i numeri telefonici dei potenti».