Docente colpita da pallini: “Sembrava fosse colpa mia, mi hanno tolto tre classi. Littizzetto? Perché ha lasciato la scuola?”. Valditara: “Dalla parte degli insegnanti aggrediti”
“Non può essere una vergogna essere buoni, credo che dare agli altri sia importante e mi riconosco in pieno nelle indicazioni della religione cattolica. Compresa l’importanza di perdonare. So anche sopportare, ma questo non vuol dire che in classe, alle interrogazioni, non dia i miei 3”. La professoressa Finatti, colpita a ottobre scorso da alcuni pallini partiti da una pistola ad aria compressa durante la lezione, si racconta a Corrado Zunino in un’intervista a La Repubblica.
La vicenda ha fatto il giro del web. A ottobre il fatto, ma soltanto dopo mesi è rimbalzata sulle pagine dei giornali, in radio e in tv, fino al Le Iene alcune settimane fa, dove la docente è apparsa con le lacrime agli occhi.
Sull’episodio è intervenuto il Ministro Valditara che ha incontrato la preside dell’istituto: “Episodio gravissimo. Contrastare fermamente il bullismo e la violenza a scuola e ripristinare nelle classi la cultura del rispetto sono due priorità della mia azione. Senza di esse non può esistere nessun sistema scolastico degno di questo nome” ha detto il Ministro dell’istruzione e del merito.
La docente ha deciso di denunciare l’intera classe dopo l’indifferenza da parte dei genitori e non solo.
“Sono tanto superficiali ‘sti ragazzi. Credono di sapere, ma non hanno un punto di vista sulle cose” dice la professoressa a La Repubblica, ricordando che quella mattina in classe, una prima, c’era un’aria strana e avvertiva agitazione. I ragazzi, spiega la docente “sono difficili da tenere” e vorrebbero “non fare niente”.
“Avevano organizzato tutto – ricorda- Non mi sono fatta domande. Hanno spinto uno dei ragazzi a sparare. Il primo proiettile non mi ha colpita. Mi sono alzata in piedi per requisire l’arma, ma non l’ho trovata. Sono andata avanti a spiegare. Mostravo alcune diapositive e, quando eravamo a fine ora, dal fondo arriva una domanda, era la prima volta da quando li ho con me. ‘Torni indietro prof, ci ripete quello che ci ha appena detto?’. Scienze è una disciplina bellissima ed ero contenta di quell’improvvisa attenzione. In verità, volevano solo che mi mettessi nella posizione migliore. Volevano colpirmi“.
Dopo il fatto Finatti è andata dalla preside che le ha detto di andare a casa: “Mi sono sentita subito sola. Mi avevano sparato ed ero io il problema, sembrava fosse colpa mia, che avessi fatto male in classe. Non ha neppure chiamato i carabinieri“.
Alcuni studenti, tre, quattro, sono stati sospesi nel frattempo con obbligo di frequenza. “Sono stati sospesi per cinque giorni con l’obbligo di frequentare un’associazione collegata all’istituto. Mi sembra poco” commenta la docente, mentre “il resto della classe continua a prendermi in giro a distanza, anche se non sono più lì“.
La prof commenta infine le parole di Luciana Littizzetto che tanto hanno fatto discutere: “Se il professore riesce a essere empatico, non gli sparano con la pistola ad aria compressa”.
“Che fa la Littizzetto, perché ha lasciato la scuola? Ha trovato di meglio nel mondo dello spettacolo? Io la scuola non la lascerei anche se dovessi trovare di meglio. E poi, mi chiedo, Luciana Littizzetto che cosa fa per i giovani?” conclude Finatti, che nei giorni scorsi aveva fatto sapere di voler querelare la comica per quanto detto su Radio Deejay.
Dopo la vicenda la professoressa si ritrova con tre classi, da nove che ne aveva.
Valditara: dalla parte dei docenti aggrediti
“Sarò sempre dalla parte degli insegnanti aggrediti. Riportiamo responsabilità, serenità e rispetto nelle scuole“. Lo afferma su Twitter il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara.
Salvini: “Solidarietà alla docente”
“Ho espresso alla professoressa la mia vicinanza e il mio sostegno, da ministro e da papà. Nessuna violenza in classe può essere giustificata!”. Ad affermarlo in un post su Facebook è il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini in merito alla vicenda della professoressa colpita nei giorni scorsi da una pistola ad aria compressa in classe.