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Diecimila pazienti da convocare in tre mesi: il farmaco per il cuore diventa un caso

L’Aifa impone la stesura del piano terapeutico per la ranolazina, utilizzata nel trattamento dei dolori cronici al petto (angina pectoris)

Cardiologi, ma anche internisti e geriatri. Nelle chat degli specialisti piemontesi, e non solo, rimbalzano le preoccupazioni per le implicazioni di una delibera di Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco, che solo in Piemonte interessa oltre 10 mila pazienti: reca la data del 18 ottobre ed è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 24 dello stesso mese.

Il farmaco

Il protagonista è un farmaco, si chiama ranolazina, utilizzato nel trattamento dei dolori cronici al petto (angina pectoris) e disponibile in compresse a rilascio prolungato di dosaggio variabile. Niente di nuovo sotto il sole, si tratta di un medicinale sviluppato parecchi anni fa e ritenuto complessivamente valido dai medici, se non fosse che ora l’Agenzia introduce due novità: il Piano Terapeutico e la variazione del canale distributivo. Sul secondo fronte cambia poco: una volta esaurite le scorte, la dispensazione avverrà tramite il canale della farmaceutica convenzionata.

Le novità

Il primo, invece, prospetta grane a non finire, considerato che il Piano terapeutico a cui il medicinale è stato assoggettato dovrà essere redatto da medici specialisti in cardiologia, medicina interna, geriatria. Come se non bastasse, per garantire la continuità terapeutica per i pazienti già in trattamento dovrà essere redatto in occasione della prima visita specialistica utile, e comunque non oltre 3 mesi dalla data di pubblicazione della determina in Gazzetta (quindi entro il 24 gennaio 2023). Per i pazienti alla prima prescrizione, invece, l’obbligo si applica dal 25 ottobre 2022. Non a caso, le comunicazioni delle Asl, che danno conto della determina Aifa e la rilanciano a medici di famiglia e pediatri, così come agli specialisti e ai direttori sanitari e di distretto, recano la data del 26 ottobre.

Rischio ingorgo

Decisione di per sé condivisibile, quella di Aifa, che ha introdotto il Piano terapeutico per verificare l’appropriatezza e il dosaggio di un farmaco forse abusato negli ultimi anni. Il tutto nell’ottica, non ultimo: anzi, del contenimento della spesa farmaceutica. Il problema, con la maiuscola, è il tempo concesso per la rivalutazione dei pazienti in rapporto al loro numero: troppo poco, obiettano gli specialisti come i medici di famiglia, per gestire una macchina organizzativa di questa portata. A maggior ragione, in una regione interessata da un piano straordinario di smaltimento delle liste di attesa in Sanità ancora in corso. Una “mission impossible”, secondo più di un medico. Così come è impossibile, stante le indicazioni, interpretare la determina di Aifa in modo non retroattivo, limitandosi cioè ad applicarla soltanto dalle prime prescrizioni. E questo, nonostante il tema sia già stato sottoposto agli uffici dell’assessorato alla Sanità.

Prime proteste

In attesa di capire se e come poter gestire questa partita, cominciano a fioccare le polemiche. Tra le prime, quelle dei sindacati dei medici di famiglia. “Provvedimento insensato, disposto da burocrati lontani dalla realtà che non sono in grado di trovare alternative valide per il contenimento della spesa farmaceutica di alcune molecole da loro stessi autorizzate”, protesta il dottor Antonio Barillà, segretario del sindacato SMI Piemonte. Altre proteste, c’è da scommetterci, seguiranno.