Cosa accadeva a Sparta ai soldati tornati disabili dalla guerra?
La particolarità di Sparta che più è rimasta impressa a tutti noi è l’usanza di gettare i neonati “deboli” dal monte Taigeto. Questo ci ha dato forse l’impressione che Sparta avesse un vero e proprio programma eugenetico. In realtà è documentato in tutta la Grecia l’uso di abbandonare – e quindi di fatto uccidere- i neonati che presentassero malformazioni. È probabile che fosse questo, ciò che avveniva sul monte Taigeto.
Sappiamo anche che gli Spartiati avevano un grandissimo rispetto per gli anziani, e che l’organismo più importante della città era proprio il consiglio degli anziani, composto da uomini con più di sessanta anni.
Questo ci suggerisce che la disabilità fisica non congenita, bensì subentrata per effetto dell’età, non fosse un problema.
E la disabilità conseguente a ferite o mutilazioni subite in battaglia? Qui non ne so niente di preciso, per cui vado di deduzione logica e avverto che sono solo mie ipotesi:
Erodoto scrive che Eurito e Aristodemo erano due spartiati presenti alle Termopili nel 480 a.C. Entrambi furono vittima di una infezione oculare che li rese ciechi (o comunque ne pregiudicò la vista in modo tale da renderli inabili al combattimento). Leonida li lasciò liberi di tornare a Sparta – avrebbero avuto un’altra occasione di combattere.
Qui è interessante notare che risultare inabili al combattimento per malattia non doveva essere considerato vergognoso; in caso contrario Leonida non avrebbe dato loro delle istruzioni tali da disonorarli per sempre. Quindi ne deduco che, se la disabilità temporanea non era di pregiudizio, non lo sarebbe stata neppure una disabilità dovuta a una ferita in battaglia, che tra l’altro era stata procurata in modo tanto più onorevole. Quindi uno spartiate mutilato non aveva motivo di temere il ritorno a casa.
Per finire la storia dei due, Eurito tornò sui suoi passi per partecipare alla battaglia, nella quale morì assieme ai trecento. Il suo comportamento eroico portò male ad Aristodemo, che tutti additarono come vigliacco. Ma Aristodemo non fu incolpato di essersi ammalato: semplicemente il suo comportamento non ne uscì bene in confronto all’eroismo di Eurito. Apparentemente Aristodemo non subì sanzioni, tanto che l’anno seguente riprese il suo posto nella falange, morendo nella battaglia di Platea, molto probabilmente nel tentativo di mostrare il proprio coraggio e riscattare il suo buon nome.