Concerti rock a impatto zero: arriva il Manifesto della Musica Sostenibile
Un decalogo vero e proprio che comprende dieci obiettivi per un triplice scopo: creare consapevolezza sulla problematica, favorendo una «educazione ambientale» dei lavoratori e dei fruitori della musica
Avete presente quel che resta sul prato dopo un concerto rock? L’elettricità che serve per farlo? E quella che serve per tutta la musica digitale che ascoltiamo? Ecco. Per il momento non siamo ancora alle B Corp dell’industria musicale, ma certamente oggi è stato comunque fatto un bel passo nella direzione giusta: l’associazione dei Produttori musicali indipendenti (Pmi), con la collaborazione di Impala e Rockol, ha realizzato e ora lancia il Manifesto della Musica Sostenibile. Un decalogo vero e proprio, riassunto visivamente nella forma grafica che vedete qui sopra e che comprende dieci obiettivi per un triplice scopo: creare consapevolezza sulla problematica, favorendo una «educazione ambientale» dei lavoratori e dei fruitori della musica; promuovere iniziative che riducano l’impatto ambientale dell’intera filiera e che utilizzino la musica come veicolo per sostenere politiche e comportamenti ambientali più corretti; mantenere un dialogo costante con le con le Istituzioni nazionali e locali per sollecitare iniziative propedeutiche alla sostenibilità ambientale del settore musica e favorire il rafforzamento economico delle imprese a fronte di investimenti di adeguamento ai nuovi parametri di sostenibilità.
L’impatto ambientale della creazione e diffusione delle opere è in effetti tra le problematiche più urgenti che il settore cultura, e quindi anche la musica, deve oggi affrontare. Le attività tipiche del settore musica, valutate dal punto di vista della sostenibilità, evidenziano molte criticità: dalla produzione e dal trasporto del prodotto fisico con utilizzo, e successiva dispersione di plastica, alla distribuzione digitale del prodotto musicale il cui elevato costo, in termini di energia necessaria, non viene percepito dagli imprenditori e tantomeno dal pubblico.
Il settore ha già iniziato a mitigare l’impatto del live, ma molto resta da fare sul merchandising, sulla diffusione e sul consumo di musica registrata e così via. Molte realtà europee hanno già individuato questo tema come essenziale e molte aziende all’estero si sono già dotate di un «sustainability manager» come supporto essenziale al decision making aziendale. «È necessario incoraggiare tutta la filiera – sottolineano i promotori del manifesto – ad adottare pratiche non dannose per l’ambiente e innescare dei comportamenti virtuosi che abbiamo ricadute positive anche sul comportamento di consumo dei fruitori di musica». Il Manifesto può essere sottoscritto da tutti gli operatori della filiera musicale e dagli artisti che vogliano assumere la sostenibilità ambientale del settore come un obiettivo primario delle proprie attività.