Caso Djokovic, l’appello sarà visibile in streaming. Intanto spuntano altre foto scattate dopo la positività
L’Equipe pubblica foto del 18 dicembre, due giorni dopo il test. La PTPA di Pospisil e diversi giocatori prendono le sue parti, incluso Kyrgios. Prime notizie sulle condizioni della permanenza al Park Hotel
Appena ieri vi avevamo proposto un lungo aggiornamento sulla questione Djokovic, ma a meno di 24 ore dal verdetto della corte la questione si arricchisce di nuovi particolari e dunque risulta impossibile non parlarne nuovamente. Ci eravamo fermati con il numero uno del mondo risultato positivo al COVID-19 in un test effettuato il 16 dicembre e con il sorgere di dubbi su alcune sue apparizioni pubbliche nei giorni successivi. Ebbene, a fare luce definitivamente, almeno su questo aspetto, ci ha pensato la testata francese L’Équipe, che aveva premiato il tennista serbo come atleta dell’anno. Per celebrare questo premio Novak era stato invitato e intervistato dai giornalisti francesi il giorno 18 dicembre – due giorni dopo la positività – e aveva preso parte ad un servizio fotografico con il trofeo appena ricevuto, rigorosamente senza mascherina. La bontà delle azioni di Djokovic in questo caso possono solo venir giustificate dal fatto che lui in quel momento potesse ancora non conoscere l’esito del test effettuato due giorni prima.
IL PROCESSO IN STREAMING, MENTRE IL GOVERNO NON OTTIENE IL RINVIO
Tornando però all’aspetto burocratico, come si legge sulla testata australiana The Age, la lettera che secondo gli avvocati di Djokovic avrebbe permesso al giocatore di recarsi in Australia senza mettersi in quarantena non garantiva il suo ingresso nel Paese. Djokovic ha compilato una dichiarazione di viaggio in Australia utilizzando una app, e ha dichiarato di essere esentato dal dover essere vaccinato perché era stato infettato negli ultimi sei mesi. La app fornisce a un potenziale viaggiatore un’indicazione preliminare della sua idoneità a entrare in Australia, ma, una volta che queste informazioni vengono messe al vaglio dall’Australian Border Force, spetta a quest’ultima prendere valutare la validità dei documenti.
Nel frattempo il governo federale australiano, con a capo il Primo Ministro Morrison, ha chiesto una proroga di due giorni prima di giungere all’udienza ma il giudice Anthony Kelly ha rifiutato la richiesta, anche considerando la necessità di Tennis Australia di sapere se Djokovic parteciperà o meno prima di martedì. “Cercheremo di accontentare le parti per giungere a una risoluzione, ma la corte non prenderà decisioni affrettate”, è stato fatto sapere. Dunque la data del processo resta il 10 gennaio alle ore 10 locali (a mezzanotte italiana tra domenica 9 a lunedì 10) e la cosa piuttosto sorprendente è che sarà possibile seguire l’esito in diretta streaming – inizialmente doveva essere trasmesso su Microsoft Teams, mentre in seguito la decisione è stata modificata e ora sarà visibile a questo link, ma non potranno essere fatte registrazioni né scattate foto.
I TENNISTI CHE SONO DALLA PARTE DI DJOKOVIC
Al momento restano spettatori silenziosi tutte le altre sigle che comprendono il mondo tennistico: non ci sono stati commenti da parte dell’ATP né tanto meno da parte della WTA, per non parlare della ITF, che è la sigla più legata ad uno Slam come l’Australian Open. La cosa sembra in effetti la cosa più sensata, sia considerando la spinosità dell’argomento e sia la loro totale estraneità ai fatti. Non la pensa così Vasek Pospisil, uno dei principali ideatori insieme a Djokovic del sindacato dei tennisti PTPA. Il giocatore canadese ha inteso questo silenzio da parte dell’ATP come un segno di noncuranza nei confronti dei propri tennisti e sottolinea “una completa mancanza di leadership“, tuttavia sorvolando sul fatto che da quando la PTPA esiste si è sempre comportata in maniera ostica nei confronti dell’ATP, e dunque era difficile aspettarsi ora una mano tesa in aiuto dopo quel trattamento.
Pospisil potrà comunque rallegrarsi per la gran quantità di commenti arrivati in sostegno di Djokovic da parte di altri colleghi. Uno di questi è l’australiano Nick Kyrgios, che ha prima scritto su Twitter: “Mi sono vaccinato per aiutare gli altri e per la salute di mia madre, ma il modo in cui stiamo gestendo la situazione di Novak è brutto, davvero brutto. Lui è uno dei nostri grandi campioni ma alla fine è umano, bisogna fare meglio di così”. Intervistato poi in conferenza stampa ha aggiunto dettagli sul suo rapporto col serbo: “Io e Novak eravamo amici, ci allenavamo insieme, ma la stampa ci ha in qualche modo separato […] Mi ricordo che quando ero giovane lui era uno dei pochi che mi disse ‘se ti serve qualsiasi cosa puoi contattarmi’. Durante gli incendi in Australia ci ha molto aiutato e non era tenuto a farlo, e noi e i media dimenticano così facilmente queste cose. Lui non era tenuto ad aiutarci, molti atleti non lo fanno, sono egoisti. Io in questo momento potrei essere in accordo con l’opinione pubblica per ottenere consensi, ma voglio sfruttare l’occasione per dire che si potrebbe fare meglio“.
A sostenere Novak c’è anche il veterano spagnolo Feliciano Lopez: “I Re Magi ci hanno portato un’enorme sciocchezza nel mondo del tennis. Nessuno vuole che al numero uno al mondo non sia permesso giocare uno Slam. A volte ciò che inizia male può finire peggio. L’Australia esce molto male da tutto questo. Che peccato”. Dalla Spagna è arrivato il supporto anche dell’ex numero 2 del mondo Alex Corretja: “La cosa più chiara del caso Djokovic è che molte persone sono impazzite e hanno perso la bussola! Mancanza di rispetto costante, litigi, insulti, 0 educazione, 0 empatia! Questa è la realtà del mondo in cui viviamo! Grazie di cuore a chi lo fa”. Queste invece le parole di John Isner:
“Ciò che Novak sta passando non è giusto“, ha scritto. “Non c’è giustificazione per il trattamento che sta ricevendo. Ha rispettato le regole, gli era stato permesso di entrare in Australia, e ora sta venendo trattenuto contro la sua volontà. Una cosa vergognosa“.
LE CONDIZIONI DEL PARK HOTEL
Intanto la Gazzetta dello Sport divulga alcuni dettagli sulla permanenza di Djokovic al Park Hotel di Melbourne, che negli scorsi giorni sua madre ha definito “un albergo per immigrati, pieno di pulci e con cibo pessimo“. Mentre anche il Daily Mail conferma che non si tratti esattamente di una reggia, se non altro Novak è riuscito ad avere accesso ad alcuni benefit: non gli sta venendo servito cibo a base di glutine (ha una sensibilità non celiaca); gli sono stati dati degli attrezzi per poter almeno fare esercizio; ha a disposizione un portatile e una scheda telefonica per comunicare con i suoi cari.
E’ possibile seguire il processo in diretta steaming al link Tribunale di Melbourne – (fcfcoa.gov.au)