CRONACA E ATTUALITÀESTERO

Boko Haram, ultimo orrore islamista: donna si fa esplodere con la bimba in braccio

Non si ferma la violenza dei terroristi islamici in Nigeria. Sabato 29 giugno, il Paese più popoloso dell’Africa è stato colpito da tre attentati, avvenuti in una regione che da anni è teatro delle violenze dei jihadisti di Boko Haram. Tre donne si sono fatte esplodere a Gwoza, una città di quasi 400mila abitanti nel nord-est, provocando almeno diciotto vittime. Secondo alcuni rapporti, i morti sarebbero 30 e altrettanti i feriti, ricoverati in uno degli ospedali locali.

“È un disperato atto di terrore, un episodio isolato”, ha dichiarato il presidente nigeriano Bola Tinubu. Per il momento gli attentati non sono stati rivendicati da alcun gruppo, ma le loro caratteristiche fanno sospettare il coinvolgimento dell’insurrezione islamista che dal 2014 ha preso di mira la regione di Gwoza proclamandovi la nascita di un califfato e che, nonostante la morte del suo leader Abubakar Shekau nel 2021 e la riconquista della maggior parte del territorio da parte dell’esercito regolare, sembra lungi dall’essere sconfitta.

La prima attentatrice si è fatta esplodere a una festa di nozze e, secondo un testimone che ha parlato con il New York Times, nella deflagrazione avrebbero perso la vita almeno sette persone, inclusa la terrorista e una bambina che portava con sé. Le altre due attentatrici hanno innescato i loro esplosivi in prossimità di un corteo funebre e di una clinica. Tra le vittime di questi attacchi vi sono donne incinte, bambini e anziani. “Erano persone con buona posizione sociale, che donavano generosamente alla propria comunità”, ha affermato Baba Sidu, insegnante di matematica in un’università a 130 chilometri da Gwoza e amico di alcune delle vittime.

In passato, i terroristi di Boko Haram hanno rapito migliaia di giovani nigeriane, costringendole sia a sposarsi con i miliziani islamisti, sia a perpetrare attacchi suicidi in scuole, edifici religiosi, mercati ed eventi sociali. Vi è dunque la possibilità che le tre attentatrici non abbiano agito volontariamente, ma che siano state ricattate, manipolare o minacciate. Nel 2014, in una singola azione furono rapite 276 studentesse e scolare dal villaggio di Chibok. I media internazionali le soprannominarono “le ragazze di Chibok” e ricevettero l’attenzione del mondo grazie alla condanna dell’allora first lady statunitense Michelle Obama. A distanza di dieci anni dall’accaduto, molte di quelle giovani sono ancora disperse e non si può escludere che tre di loro siano state costrette a compiere gli attentati di Gwoza.