Bankitalia, Visco: evitare la ricorsa prezzi-salari. Se la guerra si prolunga, effetti più pesanti sul Pil
«Il conflitto in Ucraina sta determinando un significativo rallentamento dell’economia mondiale. Il quadro congiunturale si è deteriorato anche nell’area dell’euro, che è particolarmente esposta agli effetti economici del conflitto. Secondo le stime più recenti, quest’anno la crescita del prodotto dovrebbe risultare inferiore al 3 per cento, ben al di sotto di quanto previsto pochi mesi fa. Il rischio di un andamento meno favorevole è significativo». Lo ha detto il governatore di Bankitalia Ignazio Visco nelle considerazioni finali.
L’economia italiana è, con quella tedesca, tra le più colpite dall’aumento del prezzo del gas, per la quota elevata di importazioni dalla Russia e per la rilevanza dell’industria manifatturiera, che ne fa ampio uso. «In gennaio – ha ricordato il governatore – ci attendevamo che il prodotto tornasse sul livello precedente lo scoppio della pandemia intorno alla metà di quest’anno e prefiguravamo una solida espansione, superiore in media al 3 per cento, nel biennio 2022-23». La guerra ha radicalmente accentuato l’incertezza su queste prospettive. «L’attività produttiva si è indebolita nel primo trimestre, risentendo anche della ripresa dei contagi; dovrebbe rafforzarsi moderatamente in quello incorso. In aprile valutavamo che il prolungamento del conflitto in Ucraina avrebbe potuto comportare circa due punti percentuali in meno di crescita,complessivamente, per quest’anno e il prossimo». Non si possono però escludere sviluppi più avversi. Se la guerra dovesse sfociare in un’interruzione nelle forniture di gas dalla Russia, il prodotto potrebbe ridursi nella media del biennio.
L’aumento dei prezzi delle materie prime importate è definito dal governatore «una tassa ineludibile per il Paese». L’azione pubblica può «ridistribuirne gli effetti tra famiglie, fattori di produzione, generazioni presenti e future». Ma «non può annullarne l’impatto d’insieme». Per quanto riguarda le famiglie, «gli interventi calibrati in funzione della loro condizione economica complessiva anziché dei redditi individuali risultano più efficaci nel contrastare le ripercussioni dell’inflazione sulla disuguaglianza»
Visco ha ricordato che Il quadro congiunturale è sostanzialmente mutato negli ultimi mesi. Scongiurato il rischio di deflazione, che aveva richiesto l’introduzione di misure di politica monetaria non convenzionali, e superato l’impatto della pandemia sulla domanda finale, «non vi sono più preclusioni all’abbandono della politica di tassi ufficiali negativi. Il rialzo, che il Consiglio direttivo della BCE potrà decidere di avviare nell’estate, dovrà procedere tenendo conto della incerta evoluzione delle prospettive economiche»
In questo contesto va evitata la rincorsa prezzi-salari. «Il rialzo sarà più agevole – ha detto infatti il governatore – se le pressioni per incrementi salariali connesse con la risalita dell’inflazione saranno contenute, anche grazie a misure di bilancio volte a frenare il rincaro dell’energia e sostenere il reddito delle famiglie più colpite. Le condizioni di finanziamento dell’economia resteranno comunque ampiamente favorevoli».
Per il governatore Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) costituisce uno strumento decisivo per «affrontare con successo la sfida di superare le debolezze che rallentano lo sviluppo dell’economia italiana, per interrompere il ristagno della produttività, contrastare l’effetto delle tendenze demografiche sull’offerta di lavoro, ridurre il peso del debito pubblico»
Il Piano, di dimensioni finanziarie importanti, segna una «netta discontinuità nella definizione delle politiche economiche». Disegna infatti una «strategia articolata di modernizzazione del Paese, che coniuga programmi di riforma e investimenti pubblici con quelli privati, contribuendo a realizzare la transizione digitale e quella ecologica o “verde”». Non solo. «Innova profondamente le modalità di attuazione delle misure: individua obiettivi specifici, anche per i programmi gestiti a livello locale; delinea gli interventi necessari a superare gli ostacoli normativi che potrebbero rallentarne la realizzazione; stabilisce traguardi e scadenze sostenuti da un sistema capillare di monitoraggio».