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Avon e la multinazionale Johnson & Johnson schiacciati dallo scandalo del talco cancerogeno

MF. Il peso delle cause legali per il talco cancerogeno schiaccia le multinazionali negli Stati Uniti. A cadere in questi giorni è stata la società del marchio della bellezza Avon Products, che non ha retto il peso di un debito miliardario e di una montagna di cause sui presunti effetti cancerogeni di alcuni suoi prodotti a base di talco. La holding statunitense di beauty, famosa per i suoi prodotti venduti porta a porta, si è, dunque, avvalsa del Chapter 11 (la cosiddetta bancarotta per le aziende americane) nel tentativo di liberarsi di oltre 1 miliardo di dollari di debiti (pari a 900 milioni di euro), di cui 78 milioni (71 milioni di euro) spesi in cause legali.

L’accusa principale mossa nei confronti di Avon Products è, infatti, che il talco impiegato fosse contaminato da amianto, agente cancerogeno che può causare gravi malattie, tra cui il mesotelioma e il cancro ovarico. L’azienda, che aveva già impiegato 225 milioni di dollari (204 milioni di euro) nella difesa contro queste azioni legali, ha dichiarato di non disporre dei fondi necessari per affrontare o risolvere i 386 procedimenti individuali che la vedono alla sbarra. E così, in un documento di 66 pagine, ha presentato la procedura di insolvenza presso il tribunale fallimentare statunitense di Wilmington, nel Delaware.

Ma non c’è solo il caso Avon. Lo scandalo del talco cancerogeno ha investito anche la multinazionale farmaceutica Johnson & Johnson che, come sottolinea Bloomberg, per far fronte alle cause legali derivanti dalla vendita di prodotti a base di talco ha tentato più volte di accordarsi con i ricorrenti, senza ancora riuscirci: secondo le novità degli ultimi giorni, l’accordo con gli utilizzatori del suo talco potrebbe chiudersi per una cifra monstre di 6,5 miliardi di dollari. La proposta di J&J, infatti, è stata approvata da più del 75 per cento delle vittime attraverso uno scrutinio segreto terminato a fine luglio.

Contro la casa farmaceutica ci sono, infatti, migliaia di procedimenti, di cui 54 mila riuniti in un processo alla corte federale del New Jersey. J&J ha tentato già due volte di risolvere le cause attraverso il fallimento della filiale creata per assorbire le responsabilità dell’azienda in materia di talco, ma i tribunali hanno deciso che l’azienda non è ammissibile alla protezione fallimentare perché non si trovava in difficoltà finanziarie. Di qui la necessità, per J&J, di trovare un’altra strada «per la risoluzione completa e definitiva di tutte le rivendicazioni attuali e future» di chi accusa il talco della società di provocare il cancro ovarico. Cosa che l’azienda continua a smentire, anche se l’ha ritirato dal mercato nordamericano.