Arriva l’identità digitale nazionale, sostituirà lo SPID: come funzionerà
Fra meno di due mesi cambierà tutto: lo SPID esce di scena e arriva l’Identità Digitale Nazionale. Ecco tutti i dettagli.
Il mese spartiacque è il prossimo aprile 2023, ed esattamente il giorno 22: il sistema dello SPID così come l’abbiamo conosciuto finora sarà messo da parte, o eliminato tout court, lasciando il posto alla cosiddetta Identità Digitale Nazionale. Fra poche settimane scadono infatti le convenzioni per la gestione del Sistema Pubblico di Identità Digitale, prorogate d’ufficio dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID) dopo la deadline inizialmente fissata a dicembre 2022.
Il progetto del Governo Meloni consiste nell’introduzione di una nuova Identità Digitale Unica Nazionale, gestita dallo Stato. Sarà una sorta di connubio tra lo SPID (ritenuto poco versatile nella versione attuale, perché gestito da aziende private) e la CIE (Carta d’identità elettronica) per dar vita a un’unica applicazione nazionale da utilizzare per l’accesso ai servizi pubblici online.
Dallo SPID all’identità digitale nazionale: tutte le novità
Al momento lo SPID è il servizio di autenticazione digitale più utilizzato a livello europeo. L’obiettivo è rendere il meccanismo dell’identità digitale unico, nazionale e gestito dallo Stato, per semplificare la vita digitale dei cittadini, aumentare la sicurezza, rendere più accessibili i servizi digitali e tagliare la spesa pubblica.
Entro marzo il governo dovrebbe lanciare il bando di gara per la nuova app unificata. Prima però bisogna passare da un tavolo tecnico: gli esperti già nutrono dubbi pratici sulla sicurezza, con riferimento anche al collegamento del profilo a una carta fisica (attualmente previsto dal sistema CIE). Per ora il Dipartimento per la Trasformazione Digitale non conferma né smentisce.
Il problema principale emerso finora riguarda i costi eccessivi di gestione dei servizi di assistenza agli oltre 33 milioni di cittadini e alle 12mila pubbliche amministrazioni che hanno adottato il sistema. Pesa anche l’assenza di un meccanismo che spinga i privati ad adottare lo SPID, aumentando le entrate delle aziende che gestiscono il servizio.
Otto anni or sono, lo SPID era nato con l’idea di offrire un servizio gratuito a cittadini e Pubbliche amministrazioni, da finanziare con i flussi di cassa dei provider che avrebbero dovuto essere ripagati dalle transazioni dei privati. Ma i governi in carica nel frattempo non hanno garantito le condizioni per raggiungere tale obiettivo. Di qui la richiesta dei gestori di un fondo ad hoc per coprire i costi del servizio e gli investimenti in innovazione. Il vero scoglio starà proprio qui.