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Amianto nelle Ferrovie: il tribunale di Taranto condanna INAIL a riconoscere esposizione professionale di Pasquale Laperchia deceduto di mesotelioma

Al via la messa in mora di Ferrovie dello Stato per il risarcimento ai familiari

19 giugno 2024 – Il Tribunale di Taranto ha condannato l’INAIL al riconoscimento della malattia professionale di Pasquale Laperchia deceduto per un mesotelioma pleurico, causato dall’esposizione all’amianto durante il suo impiego presso le Ferrovie dello Stato (oggi RFI S.p.A.).

Laperchia, nato e residente a Taranto, ha lavorato nelle Ferrovie per 35 anni come operaio manutentore. Durante questo lungo periodo è stato esposto quotidianamente all’asbesto senza adeguati dispositivi di protezione. Prima dell’introduzione della Legge 257/92 il minerale era ampiamente utilizzato per diverse applicazioni, in particolare veniva impiegato per rivestire tubazioni, isolare sistemi termici e acustici, nelle guarnizioni e componenti dei freni. Nel luglio 2019 l’uomo ha ricevuto la diagnosi di mesotelioma pleurico, una grave forma di cancro causata dall’inalazione di fibre di amianto, e nel 2020 ha presentato domanda all’INAIL per il riconoscimento della malattia professionale che viene respinta.

Nel 2021 il suo legale, l’avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, ha presentato ricorso producendo le prove dell’esposizione alla fibra killer e le perizie del consulente tecnico d’ufficio (CTU). Nel corso del giudizio che gli darà ragione, purtroppo, l’uomo muore, aveva 73 anni.

La condanna dell’INAIL sancisce il riconoscimento professionale della malattia che darà diritto alla richiesta del risarcimento del danno a parte del legale della famiglia, avv. Ezio Bonanni, Presidente Osservatorio Nazionale Amianto, che ha già spiccato l’atto della messa in mora, per gli importi di 500mila euro prima di tutto per il danno subito dall’uomo, e di circa ulteriori 400mila per ognuno dei due figli orfani, Dario e Igor, ai quali si aggiunge anche il nipote, orfano di una delle figlie, adottato dallo zio per il quale è stato richiesto un ulteriore importo di 400mila euro.

Si tratta dell’ennesimo evento luttuoso inaccettabile che ha distrutto una famiglia, provocato dall’uso dell’amianto delle Ferrovie, che non solo hanno ritardato anche nelle bonifiche, ma hanno impiegato i propri dipendenti ad attività manutentive con l’amianto” – dichiara Bonanni, che denuncia– “nel VII rapporto ReNaM sono stati censiti 696 casi di mesotelioma tra i dipendenti FS, fino al 2018 (data dell’ultima rilevazione), che costituiscono la punta dell’iceberg, di una stima che a tutt’oggi comprende circa mille casi solo di decessi solo per il mesotelioma, con un indice di mortalità del 93%, a cui si aggiungono più di 1.800 decessi per k del polmone da amianto. Il numero di decessi complessivo per malattie asbesto correlate nelle Ferrovie in Italia supera i 4.000 casi”.

L’ONA offre supporto e assistenza alle vittime con un servizio gratuito sul sito https://www.osservatorioamianto.it/, e/o con il numero verde 800 034 294.