Al Teatro del Navile lo spettacolo “Copenaghen”
Al Teatro del Navile lo spettacolo “Copenaghen”
„Questa pièce teatrale, scritta nel 1998, ha come protagonisti i due fisici, premi Nobel: Niels Bohr e Werner Heisenberg. Nell’autunno nel 1941 la Danimarca è occupata dall’esercito nazista e Hitler è alla ricerca dell’arma definitiva. Il fisico Werner Heisenberg, uno dei più prestigiosi fisici tedeschi, fa visita al suo antico maestro, il danese Niels Bohr: la ricostruzione di questo colloquio è il nerbo del testo. I due fisici sono nemici, le loro patrie sono in guerra ma condividono un’amicizia fortissima che li lega al di là della nazionalità: ad unirli la passione per la ricerca, l’amore per la scienza, la loro vocazione per la sperimentazione. L’unica testimone di questo evento, di questo incontro epocale che avrebbe potuto cambiare i destini della Seconda Guerra mondiale e quindi gli assetti del mondo, è la moglie di Bohr: Margrethe; la sua umanità, il suo intuito femminile giocano un ruolo fondamentale: grazie a lei, la narrazione esce dal solco del racconto storico e la drammaturgia si arricchisce sapientemente di elementi narrativi meno didascalici (seppure molto coinvolgenti) ed estremamente accattivanti: l’intreccio storico incontra una fabula che lambisce e tocca alcuni temi che ci sembrano importanti e molto formativi.
Innanzitutto la pièce ha come movente narrativo l’incontro di due personalità storiche importanti come Heisemberg e Bohr, la loro aura è misteriosa, enigmatica così come è misterioso ed enigmatico il loro incontro, il loro colloquio; il testo mostra con dovizia la genialità delle menti dei due fisici, la caparbietà e l’ambizione che li muove ma non solo: ad emergere è anche la loro vanità, il sapere di avere potere sui destini del mondo e della guerra, il volere che li muove e il dovere di farlo.
Come prima istanza ci pare che il testo sia molto interessante dal punto di vista meramente storico: i due fisici sono strepitosi, la loro caratterizzazione li rende simpatici ma l’aspetto veramente geniale di questo testo è l’andamento probabilistico con cui il narratore mostra le congetture storiche per cui e con cui questo fantomatico incontro sarebbe avvenuto: tutta la narrazione s’incentra sulla ricostruzione possibile di quel colloquio, i cui contorni saranno sempre congetturali come gli esperimenti scientifici. Questo sodalizio scientifico, questo incontro tra menti geniali è una nebulosa: di quali particelle microscopiche è fatta? Quale fu il contenuto di quell’incontro? Dov’è la verità? Probabilmente la mozione del testo è proprio questa: tentare sperimentalmente per prove ed errori di costruire la verità.
Ma non solo, la pièce è interessante per almeno altri due motivi. Il primo coinvolge la relazione tra Scienza e potere: quanto si può alzare l’asticella della ricerca? Chi lo decide? Chi orchestra il genio? Qual è il terreno comune su cui la scienza e il potere si accordano per stabilire eticamente i confini della ricerca scientifica? La scienza ha dei confini?
Il secondo motivo invece afferisce alla relazione che intercorre tra fatti e commenti. Cosa sono i fatti? I fatti storici possono essere considerati in maniera avulsa dai commenti con cui vengono interpolati? Cosa si acquisisce e cosa si perde nel “tradire” le informazioni del passato? Frayn mette in scena l’antico tema della distinzione tra storia e storiografia e realizza questo testo su questo confine sempre sconnesso, mai sanabile, oggetto di continue negoziazioni etiche e sociali
Geniale è la soluzione dell’architettura narrativa del testo: come negli esperimenti classici della fisica quantistica in cui la dualità onda-particella porta a interpretare gli eventi come una variante di una più ampia distribuzione di probabilità, allo stesso modo la narrazione segue questa modularità, questo andamento probabilistico con cui l’incontro storico tra i due geni della fisica probabilmente avvenne: l’evento storico viene evocato da più angolature possibili, viene illuminato dal fascio di luce della probabilità e quindi della possibilità. Questa nuance rende il testo brioso, accattivante, giocoso: il tema della storia e della storiografia è un pretesto narrativo per affrontare temi filosofici più ampi che meritano di essere vagliati con un linguaggio teatrale inusuale e forse più pervasivo di un saggio o di qualunque altro trattato di analisi.
La Modesta compagnia dell’Arte metterà in scena il testo enfatizzando questi valori profondi, con assoluta leggerezza e divertimento, nel rispetto – si spera – del testo e delle intenzioni del suo autore.
per prenotazioni andate al seguente indirizzo
https://www.teatrodelnavile.org/prenotazioni