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Anche la Juve fuori dalla Champions, il PSV vince 3-1

già dopo dieci minuti sul breviario juventino c’erano cupi presagi: il Psv aveva requisito il pallone (77 per cento di possesso palla) e, uscendo da un contrasto a centrocampo, s’era accasciato Renato Veiga, positivo innesto dello shopping invernale. Dunque: fuori lui e dentro Cambiaso, con Kelly, finora non proprio un lucchetto, spostato centrale, sulla grata di sinistra. L’avvio era stato burrascoso, con gli olandesi a creare qualche mischia in area, solo che Gatti era già in modalità Leonida alle Termopili (ma finirà per pasticciare pure lui, sul 3-1). Madama si faceva vedere davanti solo al quarto d’ora, con una fluida costruzione (dal basso) finita con cross (di Conceicao) e zuccata alta (di Kolo Muani).Si soffre anche a inizio ripresa, ma si armano pure le ripartenze, con Kolo Muani murato da Benitez. Il Psv vive di transizioni e con una di quelle, passa: Lang, con la Juve messa male, taglia il campo per Perisic, stop e diagonale che non si prende. A seguire, lo stesso Lang va vicino al bis. E invece, ecco il pareggio della Juve, convalidato dopo due minuti di Var, con l’arbitro chiamato a rivedersi il replay: ininfluente il fuorigioco sulla punizione di Koop, e dunque regolare la botta di Weah. Il pathos è ormai da pugilato, e Perisic più insistente di Marvin Hagler: da un suo assalto, l’ennesimo, sbuca poi il flipper del 2-1, buttato dentro d’impeto da Saibari. Ancora tempesta, con Di Gregorio che si salva di piede su Lang, altro incontenibile. A Thiago non era bastato ricomporre il centrocampo (fuori Koop e Loca), inserendo Thuram e alzando Cambiaso (sostituito pure lui, nell’overtime). E il palo di Vlahovic — ma pure i tulipani si mangiano il 4-1 — non fa che bruciare i rimpianti, alla fine del primo supplementare. «Eendracht maakt macht» c’è scritto (in fiammingo) sui cappellini dei tifosi del Psv, l’unione fa la forza: alla fine, gli olandesi lo sono stati di più.