La massoneria e il rinnovo del vertice del Goi, la frattura sull’antimafia e le epurazioni
Sarà il calabrese Antonio Seminario a guidare il Grande Oriente d’Italia
ROMA Una sfilza di denunce, procedimenti interni, richieste di espulsioni e rischio di infiltrazioni mafiose. Il clima è rovente, mentre il Grande Oriente d’Italia (Goi) si prepara all’appuntamento al Palacongressi di Rimini venerdì 5 aprile, quando il gran maestro uscente, Stefano Bisi lascerà il posto al calabrese Antonio Seminario. Un’elezione tormentata, visto che in prima battuta la vittoria era stata assegnata a Leo Taroni, ma il riconteggio ha rovesciato l’esito e premiato Seminario. Solo 26 i voti distacco ed inutile sottolineare come il risultato abbia scatenato polemiche e minato l’equilibrio dei “fratelli” massonici. Nel mirino è finito proprio Stefano Bisi, in molti ricorderanno lo scontro con l’allora presidente della commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi determinata ad avere nomi e cognomi delle Obbedienze. Il sospetto era la possibile presenza di “fratelli” in odor di mafia. In Calabria – come riporta Panorama in una inchiesta pubblicata questa mattina – l’avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli – condannato in primo grado a undici anni per concorso esterno in associazione mafiosa nel maxiprocesso “Rinascita Scott” – ha «dichiarato di essere entrato in massoneria nel 1988. Nel 1993 si era messo in sonno per poi tornare operativo nel 2017». Dal processo calabrese è stato invece archiviato Ugo Bellantoni della loggia 153 Michele Morelli di Vibo Valentia». Ugo Bellantoni, 88 anni, ne ha impegnati ben 54 in massoneria».
Epurazioni ed espulsioniTra i massoni c’è chi ha pagato un prezzo altissimo. Come Antonio Salsone, reggino di nascita, avvocato del Foro di Monza, già a capo delle logge Goi della Lombardia. La sua epurazione fa notizia. Salsone è figlio di Filippo, «maresciallo della polizia penitenziaria assassinato nel 1986 a Brancaleone, in provincia di Reggio Calabria, al termine di una esecuzione mafiosa». I guai massonici di Salsone – spiega Panorama – «hanno come causa il nome del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Quando il palermitano è stato rieletto alla massima carica dello Stato nel 2022, un post cofirmato da Salsone e da Claudio Bonvecchio, filosofo e gran maestro aggiunto del Goi, ha avanzato dubbi sull’efficienza di un Parlamento incapace di trovare un erede per il Quirinale». La questione ha spinto Bisi ad elevare una doppia accusa che ha portato alla censura solenne, all’interdizione e all’espulsione dell’avvocato calabrese e di Bonvecchio che a Panorama commenta così: «Bisognava colpire Salsone, che come me ha espresso un legittimo parere da cittadino senza mai tirare in ballo il Goi. È stata l’occasione per un regolamento di conti interno perché Salsone era un serio concorrente alla gran maestranza. Eppure ci sarebbero ben altri problemi. Alla Morelli di Vibo, con centoventi iscritti, neppure si riuniscono e il tesoriere teneva a casa 3 milioni di euro in contanti». Salsone, invece, si sofferma sulla questione mafiosa. «Con quasi 23 mila affiliati, il Goi è un’associazione presente in modo capillare sul territorio e deve vigilare. Il messaggio di Taroni è la lotta alle infiltrazioni ma è altrettanto importante contrastare le posture, la mentalità e i silenzi maliosi che da calabrese conosco bene. Dando per scontata la conferma dell’espulsione, poi mi rivolgerò alla magistratura ordinaria».