Studentessa americana violentata a Milano, l’indagato resta in carcere. I testimoni: “Gridava aiuto e siamo intervenuti”
Deve restare in carcere lo studente di 19 anni arrestato il 24 febbraio con l’accusa di violenza sessuale aggravata nei confronti di una studentessa americana di 20 anni, che è stata aggredita in un parcheggio di un supermercato poco lontano dalla discoteca Alcatraz, in via Valtellina, a Milano, dove i due giovani avevano trascorso la nottata. Lo ha deciso il gip di Milano, Massimo Baraldo che, accogliendo la richiesta del pm Barbara Benzi, ha disposto la custodia cautelare in carcere. Nell’ordinanza il giudice mette in luce la «pericolosità sociale» del giovane, che nell’interrogatorio di oggi, tra l’altro, ha tentato di difendersi parlando di un rapporto «consenziente». Ma gli atti gli darebbero torto. Come evidenziato dal gip, oltre alla denuncia della studentessa, ci sono le testimonianze anche degli addetti alla sicurezza della discoteca Alcatraz intervenuti per salvare la ragazza, che cercava «più volte di respingerlo con le braccia». Anche alcuni studenti hanno messo a verbale di essere intervenuti mentre la ragazza stava subendo gli abusi e gridava aiuto in italiano. La ricostruzione della violenzaAl giovane, che ha già compiuto 20 anni, viene contestata l’aggravante di «aver approfittato dello stato di alterazione della vittima dovuto all’assunzione di bevande alcoliche». L’avrebbe costretta a «salire su una rampa adiacente alla discoteca», tenendola per un braccio, e poi l’avrebbe spinta «dietro una colonna di cemento». La ragazza ha messo a verbale che già quando erano dentro il locale il 20enne l’aveva forzata a bere un drink spingendo «il bicchiere verso le labbra». E ricordava poi «di essersi ritrovata in un angolo di un parcheggio e che aveva iniziato a gridare aiuto, mentre subiva gli abusi». Due studenti che erano fuori dalla discoteca, come si legge negli atti, hanno allertato i buttafuori che sono riusciti a salvare la ragazza impaurita e a bloccare l’aggressore prima dell’arrivo della polizia. Il giudice evidenzia il pericolo di reiterazione del reato come esigenza cautelare a carico del giovane, anche per «il mancato riconoscimento delle proprie responsabilità nel corso dell’interrogatorio. Il gip, per motivi tecnici, ossia l’assenza di flagranza, non ha convalidato l’arresto, ma ha disposto la custodia in carcere