CRONACA E ATTUALITÀITALIA

CASO GILARDI. L’ITALIA HA VIOLATO I DIRITTI UMANI

Importante sentenza storica della Corte Europea dei diritto dell’uomo, il caso Gilardi simile a quello di migliaia di italiani ricoverati in Rsa.

di Massimiliano Spinella

La notizia arriva all’improvviso dall’agenzia Dire. Una sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo ha stabilito la violazione dell’articolo 8 della Convenzione Europea dei diritti umani per averne disposto il ricovero presso una RSA. “E mentre la Corte Europea dei diritti dell’uomo stabilisce una violazione- si legge in una nota del programma di Italia1- ‘Le Iene’, per la stessa vicenda, stanno subendo un processo per diffamazione in Italia. La trasmissione aveva inoltre chiesto di spostare il processo da Lecco per incompatibilità ambientale, richiesta che è stata negata dalla Cassazione”.

Carlo Gilardi di Airuno, in provincia di Lecco, è costretto a vivere in una Rsa contro la sua volontà dal 27 ottobre 2020, Il programma televisivo Le Iene aveva raccolto il suo sfogo in cui affermava “Io sono stufo di star chiuso qui”. L’uomo dal cuore d’oro era “colpevole” di prestare denaro a chi ne avesse bisogno. La sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo afferma che Carlo Gilardi “si è trovato posto sotto la completa dipendenza del suo amministratore in quasi tutti gli ambiti e senza limiti di durata”. Rileva, inoltre, “con preoccupazione, che le autorità hanno, in pratica, abusato dell’elasticità dell’amministrazione di sostegno per perseguire le finalità che la legge italiana assegna, con dei rigorosi limiti, al Tso (trattamento sanitario obbligatorio), la cui disciplina legislativa è stata dunque elusa mediante un ricorso abusivo all’amministrazione di sostegno”.

Inoltre “un rigoroso regime di isolamento è stato deciso dall’amministratore di sostegno anche se Gilardi chiedeva di poter tornare a casa. Egli è stato così privato, salvo poche eccezioni, di ogni contatto con l’esterno e ogni richiesta di colloquio telefonico o di visita dava luogo a filtraggio da parte dell’amministratore di sostegno o del giudice tutelare”.

Secondo la sentenza “se l’ingerenza perseguiva l’obiettivo legittimo di proteggere il benessere in senso lato, non era tuttavia, rispetto alla gamma di misure che le autorità potevano adottare, né proporzionata né adatta alla sua situazione individuale. Qualsiasi misura di protezione adottata nei confronti di una persona in grado di esprimere la propria volontà deve, per quanto possibile, riflettere i suoi desideri. Tenuto conto dell’impatto che la collocazione di Gilardi- si legge- sotto tutela giudiziaria ha avuto sulla sua vita privata, la Corte osserva che, sebbene le autorità giudiziarie si siano dedicate ad un’approfondita valutazione della situazione dell’interessato prima di procedere al suo collocamento in una casa di cura, esse non hanno cercato durante esso, in considerazione della particolare vulnerabilità che sentivano di aver individuato, di adottare misure per mantenere le sue relazioni sociali e di mettere in atto un percorso specifico per favorire il suo ritorno a casa. Al contrario, a seguito del suo collocamento in casa di cura” a Gilardi “si è visto imporre un isolamento dal mondo esterno, e in particolare dalla sua famiglia e dai suoi amici”.

Non appena Gilardi è stato ricoverato nella Rsa, tutte le visite e le telefonate erano filtrate dal suo amministratore o dal giudice tutelare, ed una delle poche persone autorizzate a vederlo in questi tre anni era il sindaco del comune dove risiedeva.

Anche il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, attraverso una nota ufficiale, esprime il proprio rammarico: “Perché le nostre indicazioni, più volte espresse e oggi richiamate dalla stessa Corte europea, non abbiano indotto le Autorità responsabili a evitare questa censura nei confronti del Paese. Esprime tuttavia anche la soddisfazione per i principi che tale pronuncia afferma e per la loro possibile futura applicazione in ulteriori casi che, in analogia con quanto avvenuto a Lecco, possano ripetersi in altre situazioni. Il Garante nazionale ricorda di aver cercato a più riprese, come documentato dalla Corte Edu nella pronuncia odierna, di interloquire con le Autorità responsabili affinché le misure adottate venissero gradualmente ridotte e consentissero l’affermazione di quel margine di autodeterminazione che non può mai essere sottratto a qualsiasi persona”

Questa sentenza assume connotati storici e importantissimi, in quanto in Italia sarebbero migliaia i cittadini costretti sotto tutela dell’amministratore di sostegno per intervento dei familiari, alcuni di questi casi riportati alla luce sempre dal programma televisivo Le Iene. Cittadini che in molti casi non riescono più a vedere amici e parenti costretti ad attendere l’autorizzazione dello stesso amministratore di sostegno. Eclatante il recente e controverso caso del noto attore Lando Buzzanca che per motivi di salute veniva ricoverato in una Rsa mentre la compagna Francesca Della Valle Lavacca dichiarava di essere ostacolata a vederlo dalle decisioni dell’amministratore di sostegno, arrivando a costituire con altri professionisti l’associazione Labirinto 14 che dallo scorso anno raccoglie il grido di dolore dei familiari che non riescono più a incontrare le persone care ricoverate in Rsa.

Quanti siano gli amministratori di sostegno in Italia non è ancora chiaro, ma Sergio Silvestre, Presidente dell’Associazione Italiana Amministratori di Sostegno Solidali, alla Conferenza Nazionale sulla Disabilità tenutasi a Firenze, ha riconosciuto che l’incidenza è di 1,34 di queste figure professionali ogni 100 abitanti, Secondo un calcolo statistico, quindi, in Italia dovrebbero essere attive oltre 800.000 pratiche rispetto alle 180.000 del 2015 e sarebbero ben 500.000 gli amministratori di sostegno mancanti al momento rispetto alle reali necessità in Italia, Un dato allarmante in ogni senso.

Alla luce dell’importante sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo, si attende ora una presa di posizione italiana.