L’Egitto ha chiesto ufficialmente di aderire ai BRICS.
A rischio il “Piano Mattei” del Governo Meloni per il Mediterraneo.
Nel primo pomeriggio di oggi, 14 giugno 2023, l’ambasciatore russo al Cairo, Georgiy Borisenko, ha annunciato che l’Egitto ha ufficialmente presentato domanda per entrare a far parte dei BRICS, il blocco di economie emergenti che comprende Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. “L’Egitto ha chiesto di entrare a far parte del gruppo BRICS, perché una delle iniziative in cui i BRICS sono attualmente impegnati è il massimo trasferimento degli scambi verso valute alternative, siano esse nazionali o la creazione di una sorta di valuta comune. L’Egitto è molto interessato a questo”, ha spiegato l’ambasciatore Borisenko all’agenzia russa TASS.Borisenko ha inoltre affermato che l’Egitto ha espresso il desiderio di sviluppare la cooperazione commerciale ed economica con la Russia, affermando che è attualmente in corso un processo di costruzione di “nuovi meccanismi per accordi reciproci in queste operazioni commerciali”.I funzionari egiziani non hanno ancora commentato la dichiarazione di Borisenko, tuttavia l’Egitto da diversi mesi partecipa a colloqui allargati all’interno del blocco denominato “amici dei BRICS”, che comprende anche Algeria, Arabia Saudita, Argentina, Bangladesh, Comore, Cuba, Kazakistan, Emirati Arabi Uniti, Gabon, Indonesia, Iran, Messico, Repubblica Democratica del Congo, Tunisia e Venezuela.L’interesse del Cairo di enterare nei BRICS risiede nella volontà egiziana di abbandonare il dollaro americano nel commercio bilaterale con le economie emergenti BRICS, come ha rivelato lo scorso 12 giugno il ministro egiziano dell’approvvigionamento Ali Moselhy. Il Cairo sta specificamente cercando di utilizzare le valute locali per pagare le importazioni da India, Cina e Russia.L’Egitto soffre (come molti altri Paesi africani) la pressione sulla domanda interna di dollari USA che causa la svalutazione della valuta nazionale. La lobby finanziaria anglosassone sta indebolendo la sterlina egiziana operando sul mercato nero, immettendo una valanga di dollari per alimenta il Black Market, dove il tasso di cambio ha recentemente superato le 41 sterline egiziane rispetto al prezzo ufficiale di 30,90 sterline egiziane nella Banca centrale d’Egitto.Per colpa dei “giochetti” finanziari sulla sterlina egiziana l’Egitto è alle prese con una grave recessione economica, registrando un forte aumento dell’inflazione nell’ultimo anno a seguito di diverse ondate di svalutazioni valutarie. Le tensioni geopolitiche hanno anche spinto gli investitori stranieri a ritirare circa 20 miliardi di dollari dai mercati finanziari egiziani.Avendo immediatamente compreso che questo è un serio attacco anglo americano alla sovranità valutaria e finanziaria del Paese, diversi settori commerciali egiziani lo scorso mese hanno lanciato una campagna per boicottare l’acquisto di dollari USA. La campagna è diventata virale sui social media e segnala la mancanza di controllo della banca centrale sui commercianti di valuta sul mercato nero. La campagna è stata avviata dai concessionari di auto che hanno invitato tutti i commercianti e gli uomini d’affari ad astenersi dall’acquistare dollari dal mercato nero ea congelare l’importazione di veicoli dal 15 maggio al 15 giugno fino alla stabilizzazione della valuta nazionale.Il governo del Cairo ha supportato l’iniziativa rafforzandola con la promozione delle obbligazioni cinese “Panda” in yuan. Una iniziativa proposta dall’Ambasciatrice in Sud Africa, Republica Ceca e Repubblica Slovacca Moushira Mahmoud Khattab, ex Vice Ministro degli Affari Esteri ed ex Presidente della Commissione ONU per i Diritti dei Bambini a Ginevra.L’Ambasciatrice Khattab ha dichiarato in esclusiva a Russia Today (RT) che le obbligazioni Panda cinesi potrebbero effettivamente essere una soluzione per ridurre la pressione sulla domanda di dollari USA in Egitto. Lo yuan cinese ha una grande posizione economica a livello globale, ha spiegato, e si sta espandendo in tutto il mondo, soprattutto dopo il conflitto russo-ucraino. L’Ambasciatrice ha inoltre affermato che per la pace e la stabilità mondiale gli Stati Uniti non devono essere l’unica potenza con cui dialogare, auspicando l’entrata dell’Egitto nei BRICS.Secondo l’Ambasciatrice Khattab molti fattori economici e politici internazionali confermano che l’ancoraggio globale al dollaro diminuirà gradualmente, come la Russia che lancia il proprio sistema SWIFT, di cui si occupa anche la Cina, e la tendenza del gruppo BRICS ad avere una valuta unificata. Khattab ha sottolineato che le obbligazioni Panda cinesi aiuteranno davvero l’Egitto a ridurre la domanda di dollari, aumenteranno la cooperazione con la Cina e saranno un’opportunità per integrarsi economicamente con la Cina.Le obbligazioni Panda sono obbligazioni denominate in yuan cinesi e sono emesse da mutuatari stranieri al di fuori della Cina, a condizione che siano offerte nel mercato interno cinese. Con i suoi proventi vengono finanziati grandi progetti economici. Il periodo di negoziazione di queste obbligazioni varia da un anno a dieci anni e la dimensione delle emissioni varia da uno a dieci anni. Mentre il volume delle emissioni oscilla tra uno e quattro miliardi di yuan. L’anno scorso, il valore del mercato della Panda è stato di quasi 21 trilioni di dollari, tra le aspettative di un’ulteriore domanda.La sostituzione progressiva del dollaro ideata dal Cairo è supportata dal Consiglio di Cooperazione del Golfo (con sede a Riad) che ha proposto una valuta unificata regionale, affermando che l’abbandono del dollaro americano come moneta di scambio internazionale è di vitale importanza per gli Stati membri del Consiglio: Arabia Saudita, Bahrein, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Oman. Per ironia della sorte il Consiglio di Cooperazione del Golfo è stato creato nel 1981 sotto pressione degli Stati Uniti per meglio difendere gli interessi economici, geopolitici e militari americani nella regione. Due membri del Consiglio: Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti sono sul punto di far domanda per entrare nei BRICS.Il Re saudita Salmān bin ʿAbd al-ʿAzīz Āl Saʿūd e il Presidente degli Emirati Arabi Uniti, il principe Shaykh Khalīfa bin Zāyed Āl Nahyān stanno guidando la “ribellione” all’Occidente del Consiglio formato dai principali produttori mondiali di petrolio e gas. L’alternativa BRICS è a loro avviso la migliore in quanto la coalizione delle potenze emergenti costituisce il 40% della popolazione mondiale e quasi un terzo dell’economia mondiale. Negli ultimi mesi, i BRICS hanno superato il prodotto interno lordo (PIL) del G7 guidato dagli Stati Uniti in termini di parità di potere d’acquisto. Bloomberg ha stimato ad aprile che le nazioni BRICS contribuiranno presto al 32,1% della crescita economica globale, rispetto al 29,9% del G7, sulla base dei dati più recenti del FMI.La domanda del Cairo di entrare nei BRICS è strettamente collegata con il rafforzamento Egitto – Russia nato dall’accordo di partenariato strategico globale tra Egitto e Russia, entrato in vigore nel 2021.La cooperazione bilaterale tra Egitto e Russia copre la sfera politica, economica, militare, culturale e scientifica, ha aggiunto. Egitto e Russia celebreranno il 26 agosto l’80° anniversario dell’instaurazione di relazioni diplomatiche tra i due paesi, ha proseguito il diplomatico russo. La Russia è il più grande fornitore estero del mercato del grano egiziano, avendo fornito ben 5,9 milioni di tonnellate al Paese nordafricano. La Russia intende anche consegnare altri 3 milioni di tonnellate di grano entro il 30 giugno.Per quanto riguarda il turismo, la presenza di turisti russi è triplicata da quando l’Unione Europea ha annullato il diritto dei cittadini russi di visitare l’Europa causa il conflitto ucraino. Dallo scorso anno vengono operati tre voli giornalieri tra il Cairo e Mosca, oltre a voli charter dalle città russe alle località egiziane. La massa di turisti russi ha creato un giro d’affari di diversi milioni di dollari che prima spendevano in Francia, Germania, Italia.L’entrata dell’Egitto nei BRICS pone un serio problema all’Unione Europea e Stati Uniti ed è il preludio ad un vero e proprio incubo. Sul piano economico il settore armamenti occidentale sarà il più toccato in quanto è probabile che l’Egitto dei BRICS inizierà a preferire armamenti russi e cinesi a quelli occidentali. Il primo fornitore gravemente danneggiato sarà l’Italia che vende all’Egitto di media 4 miliardi di euro in armamenti pesanri e 62 milioni di armi leggere al netto di munizioni e ricambi.Da un punto di vista militare l’Egitto membro del BRICS rappresenta un incubo in quanto potrebbe mettere a disposizione di Russia e Cina vari armamenti sofisticati acquistati dall’Italia, Europa e Stati Uniti per il loro studio che comprende metodologie di neutralizzazione ed eventuali repliche della tecnologia militare occidentale. Inoltre l’Egitto detiene il controllo del Canale di Suez, un punto strategico di collegamento marittimo tra Europa e Asia. Inoltre potrebbe concedere a Russia e Cina delle basi navali militari per il controllo del Mediterraneo in un progamma di difesa comune. La presenza di navi militari russe e cinesi presso la base na ale nella regione di Jarjoub, a 135 chilometri dal confine con la Libia, inaugurata nel luglio 2021 potrebbe diventare una drammatica realtà nel medio termine.Da un punto di vista geo-politico l’Egitto ha una forte influenza sul Nord Africa e sull’Africa in generale. L’entrata di Algeria, Tunisia e Turchia assieme all’Egitto potrebbe formare un blocco politico e militare di contenimento dell’Occidente nel Mediterraneo. Un blocco alleato a Cina e Russia di cui al suo interno vi è un Paese membro NATO, la Turchia, che conosce tecnologia militare, tattiche e segreti dell’Alleanza Atlantica. Non dimentichiamoci che tra gli obiettivi dei BRICS, oltre alla distruzione del monopolio del dollaro e la creazione di un sistema finanziario alternativo, vi è anche il blocco progressivo delle esportazioni di materie prime dall’Africa all’Occidente.Infine l’entrata dell’Egitto nei BRICS comprometterà seriamente il Piano Mattei per l’Africa e il Mediterraneo voluto dal Governo italiano basato sui settori chiave energia, vendita di armi, migrazione, con cui la Premier Giorgia Meloni intende ripristinare antiche glorie coloniali del “padre fondatore ideologico” del suo partito; facendo acquisire all’Italia un ruolo strategico economico politico e militare nel Mediterraneo tale da risultare agli occhi degli Stati Uniti un partner più significativo e con maggior potere contrattuale.
Il Piano Mattei rafforzerebbe l’Italia a livello regionale e permetterebbe di creare l’alleanza con la Polonia e altri Paesi est Europa per ridurre sensibilmente il peso di Francia e Germania nell’Unione Europea come desidera l’Amministrazione Biden. Un’alleanza di paesi fascisti e di estrema destra da contrapporre alle due potenze economiche e (al momento ancora) democratiche europee.I presidenti degli stati membri BRICS discuteranno dell’espansione del gruppo durante un vertice in Sudafrica a giugno, con la prospettiva anche di lanciare una nuova valuta per competere con l’egemonia del dollaro USA.Se Algeria, Egitto e Tunisia entreranno nei BRICS possiamo stare certi che Mosca e Pechino individueranno nella neutralizzazione del Piano Mattei una priorità assoluta, considerata come un regolamento di conti verso il governo italiano che ha assunto le posizioni più estremiste contro la Russia appoggiando senza riserve il regime neo nazista ucraino e ha stracciato gli accordi economici con la Cina creati dal Governo Conte 1 (di cui la nostra economia avrebbe enormemente beneficiato) per obbedire ai padroni americani.Storicamente l’estrema destra italiana dal ventennio in poi sembra avere una predisposizione innata ad allearsi con la parte sbagliata dei contendenti mondiali. Speriamo di non subire questa volta le conseguenze della nefasta scelta di alleanze fatte nel 1939.