Craccato il codice genetico dei colori della natura
‘Craccato’ il codice genetico che produce alcuni dei colori più luminosi e brillanti della natura: sono i cosiddetti colori strutturali, frutto non di un pigmento bensì della particolare disposizione di microscopiche strutture che riflettono la luce, così come accade nelle ali di farfalla e nelle piume di pavone. La loro programmazione genetica è stata svelata per la prima volta nei batteri, che in futuro potrebbero essere sfruttati per ottenere vernici ‘viventi’ per auto e pareti: biodegradabili e atossiche, potrebbero agire da sensori cambiando colore in risposta a stimoli esterni.
Il risultato è pubblicato sulla rivista dell’Accademia delle scienze degli Stati Uniti (Pnas) dai chimici dell’università britannica di Cambridge guidati dall’italiana Silvia Vignolini. Per svelare le basi genetiche dei colori strutturali i ricercatori sono partiti dai flavobatteri, dei microrganismi che vivono in colonie caratterizzate da colori metallici dovuti ai giochi di luce formati da microscopiche strutture interne alle cellule.
Modificando ad arte il Dna dei batteri, i ricercatori sono riusciti a modificare alcune caratteristiche delle cellule, come le dimensioni o la capacità di movimento. Alterando la geometria delle colonie, è cambiato così anche il loro colore: dal verde metallico originario, si è passati ad un‘ampia gamma di colori che va dal blu al rosso.
Manipolando il Dna, è stato possibile perfino creare dei colori sempre più tenui fino a farli sparire del tutto. In futuro queste colonie batteriche “potrebbero essere usate come sensori, capaci di produrre colore solo in presenza di specifiche sostanze”, spiega all’ANSA Silvia Vignolini. Usando un po’ di fantasia, si potrebbero sviluppare anche vernici ‘viventi’. “Molti architetti hanno usato concetti di ‘living walls‘ – aggiunge -. Qui, invece di crescere le piante, è possibile crescere batteri: il nutrimento può essere spruzzato sul mezzo di crescita oppure, inserendo sostanze, il colore può apparire e sparire. Allo stesso tempo, possiamo immobilizzare il colore dei batteri con dei fissativi e possiamo usarlo come un colorante”.